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UN BENEFICO DANNO

Roberto Mussapi venerdì 24 agosto 2012
«Ora ci siamo incontrati, guardati, siamo salvi, / ritorna in pace all'oceano, mio amore, / anch'io son parte dell'oceano, amore, non siamo scissi, / osserva il grande globo, la coesione di tutto, quanto è perfetta!». Il vertiginoso poeta americano Walt Whitman sta salutando una creatura amata. Abbiamo già incontrato Whitman in queste avventure. È cantore dell'amore cosmico, universale, dell'energia che unifica il mondo. È una delle prove lampanti di come la poesia non sia un optional ma una necessità fisica dell'essere umano. A patto che il poeta non si preoccupi solo della poesia, ma prevalentemente della vita. L'essere amato da cui il nostro Walt si sta accomiatando è una piccola goccia marina: dalla massa dell'oceano ondeggiante venne verso di lui, teneramente, dicendogli che stava per morire, estinguersi, lei piccola goccia, voleva incontrarlo, vedere e toccare, per comunicargli l'energia che ci unifica e affratella nel creato. Se l'uomo occidentale si risveglia e ricorda che è stato anche questo, Walt Whitman, che l'uomo piangente d'amore per una goccia di mare non è l'indiano Tagore o un mistico tibetano, ma un cantore americano della democrazia, un occidentale, se insomma recuperiamo la nostra anima, sarà un grave, e benefico danno, per le industrie produttrici di psicofarmaci.