Rubriche

Un altro ritmo

José Tolentino Mendonça giovedì 27 giugno 2019
La conquista di un ritmo umano per la vita non avviene di colpo, né si ottiene con ricette da quattro soldi. Anche qui ci troviamo davanti a un cammino di trasformazione che ognuno deve fare e che ci richiede verità, apprendimento e rinuncia. La prima rinuncia è all'ossessione di onnipotenza. Serve il coraggio di cogliere e accettare i limiti, di chiedere aiuto più e più volte, e di dire "per oggi basta" senza essere martellati da sensi di colpa. L'insicurezza provocata dalla velocità a cui si sacrifica tutto ci induce ad aver paura di spegnere la luce o di mettere via le carte per continuare domani.
E abbiamo bisogno, per un altro verso, di imparare a pianificare con saggezza la routine quotidiana, gerarchizzando le attività e concentrando meglio il nostro impegno. Dobbiamo realmente imparare a razionalizzare e a semplificare, soprattutto i lavori che si possono prevedere o quelli ripetitivi. E in questo modo recuperare del tempo per riscoprire quelle attività essenziali cui ci fanno accedere solo la lentezza e il silenzio. Sono così belli certi istanti di raccoglimento, di preghiera e di pausa in cui il nostro sguardo o il nostro passo si dislocano senza una ragione, in una gratuità che, non appena è riaccesa, subito scintilla. Lì cogliamo il senso cui rinviano i versi di Mariangela Gualtieri: «Ogni frutto stringe il seme come giurando./ (…) C'è solo vita/ niente altro. Solo vita».