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Ucraina, la doppia sconfitta del fondatore di Wikipedia

Gigio Rancilio venerdì 22 aprile 2022

Chi sia Jimmy Wales probabilmente lo sapete già. È il fondatore di Wikipedia, cioè «dell'enciclopedia online a contenuto libero, collaborativa, multilingue e gratuita». Tutti l'abbiamo consultata almeno una volta. E i dati lo confermano. Secondo il rapporto We Are social 2022, è il quarto sito più visto nel mondo, con 5,97 miliardi di visite. In queste settimane di guerra in Ucraina, anche su Wikipedia è in atto uno scontro non da poco. In particolare, secondo uno studio di Reputation Manager, la sola pagina italiana di Wikipedia sull'invasione russa dell'Ucraina, nel primo mese di guerra, ha ricevuto ben 500 modifiche da utenti con tesi opposte. Come ha spiegato a Prima Comunicazione Andrea Barchiesi, amministratore delegato di Reputation Manager, la questione è molto importante «perché i contenuti che vengono pubblicati su Wikipedia, una volta approvati, vengono rimossi con difficoltà». Quindi, restano nel tempo come verità certificate dal loro essere in un'enciclopedia. Ecco perché la Russia si è mossa direttamente per cercare di condizionare Wikipedia.
Non è un caso se siamo partiti da Jimmy Wales. Oltre ad avere cofondato Wikipedia, nell'ottobre del 2019 ha lanciato anche la piattaforma WT.Social, la quale da subito ha fatto due scelte controcorrente: farsi finanziare dagli utenti e combattere con forza le notizie false.
In WT.Social non c'è pubblicità, non vengono raccolti o venduti i dati degli utenti e non ci sono algoritmi che scelgono per noi cosa vedere. Chiunque può modificare i contenuti fuorvianti. E gli utenti che si comportano male vengono cacciati.
Un progetto con queste linee editoriali, creato da uno degli uomini più importanti del mondo digitale, oltretutto non a scopo di lucro e dedicato a perseguire la verità, mai come oggi appare non solo necessario ma indispensabile. Eppure, dopo l'entusiasmo iniziale che ha portato il social ad avere 400mila utenti iscritti, qualcosa non ha funzionato. Tant'è vero che – secondo la pagina internazionale di Wikipedia dedicata alla voce WT.Social – «all'8 febbraio 2021 gli utenti erano 472.375». In pratica, circa 72mila in più in due anni. Pochissimi.
Similar Web ci fornisce altri dati interessanti: nello scorso mese di marzo, cioè in piena guerra in Ucraina, le visite a WT.Social sono diminuite da quasi tutto il mondo. Unica eccezione quelle dalla Russia che sono aumentate del 418.5%. Al momento non sappiamo come si siano comportati i nuovi utenti russi, ma non ci stupiremmo se, come accaduto su Wikipedia, una parte di loro avesse tentato di manipolare i contenuti sulla guerra. È vero che, stando sempre ai numeri di Similarweb, gli utenti russi della piattaforma di Wales pesano solo per il 5,4% del totale, ma sappiamo tutti che per influenzare un social bastano anche poche persone molto motivate.
La questione non è nuova, visto che già durante la pandemia da Covid abbiamo assistito ai tentativi da parte di pochi di inquinare il dibattito e le informazioni, ma proprio per questo non va sottovalutata. Non solo perché, a volere essere pessimisti, potremmo dire che il calo degli utenti di Wt.Social e l'aumento delle manipolazioni anche su Wikipedia sono la dimostrazione che la ricetta di Wales ha qualche problema. Ma anche perché dietro alla sconfitta del fondatore di Wikipedia c'è un nostro vizio. A parole infatti diciamo tutti di odiare le fake news, gli eccessi e la disinformazione ma poi quando ci forniscono strumenti importanti anche se non perfetti li snobbiamo, preferendo piattaforme social dove ad ogni problema spuntano esperti (di vaccini come di geopolitica poco cambia), «laureati all'Università della vita».