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Tre storie: dentro alla sofferenza sostenuti dalla fede e dalla carità

Guido Mocellin venerdì 13 marzo 2015
L'argomento "Papa quotidiano" copre il 27% della mia ultima rassegna digitale, ma non schiaccia indietro gli altri due temi forti di questi mesi. Cioè "religioni, violenze, guerre", che prende il 21%, e "bioreligione" (parola che propongo per riassumere le discussioni di argomenti bioetici e biopolitici condotte a partire da un pensiero religiosamente ispirato), che riscuote il 19%. Ma nel grande mi piace scovare il piccolo. Ecco allora tre storie di minore eco che, dentro agli argomenti maggiori, ho letto con emozione. Il progetto di legge sull'eutanasia tiene uniti, in Francia, i fratelli in Cristo e gli altri figli di Abramo. «Questa legge civile sia civilizzatrice, ovvero aiuti a vivere e a morire senza mai accorciare la vita, senza mai decidere di dare la morte», hanno dichiarato – come i lettori di questo giornale sanno bene – i massimi rappresentanti delle rispettive istituzioni religiose. Lo riporta l'aggregatore de "Il Sismografo" (http://tinyurl.com/na5n6e5 ), che riprende L'Osservatore Romano, che cita Le Monde. Religione e guerra non sono associate solo in Medio Oriente, in queste ore. Christian Albini, che è anche lui un aggregatore infaticabile, rilancia sul suo "Sperare per tutti" (http://tinyurl.com/otanmjn ) il blog di una monaca ortodossa ucraina, dove si narra della madre di un volontario nell'esercito di Kiev: aveva pregato «che suo figlio non uccidesse nessuno – e Dio esaudì la sua preghiera», perché il ragazzo è morto sotto una bomba, ai confini orientali, prima di aver sparato un colpo. Infine, di nuovo papa Francesco col telefono in mano. Stavolta – riferisce sul blog Luigi Accattoli (http://tinyurl.com/lqphp4w ), indicando tra le fonti "Avvenire" – all'altro capo del filo c'è un altro uomo di Dio: monsignor Pasini, già direttore della Caritas. Nella sua malattia ha avuto la consolazione di questo colloquio, ma altrettanta (il Vangelo funziona così) deve averne data: ha detto al Papa di offrire a Dio la propria sofferenza «perché possa compiere il suo enorme compito di riforma della Chiesa».