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Tra vuoti di memoria e «marce» non gloriose

Gianni Gennari mercoledì 28 ottobre 2009
Ottant'anni or sono la «Marcia su Roma». Roba di un passato lontano. Capita però ancora che sui giornali qualcuno ci marci: nel grande e nel piccolo. Definiamole pure «bizzarrie». Leggi per esempio ("La Stampa", 26/10, p. 16) che un politico navigato di grande ruolo, parla di insegnamento di religione senza avere la minima idea della sua storia, della sua motivazione ragionevole e quindi della sua natura. Per lui tale materia è concessione dello Stato alla Chiesa come conseguenza del Concordato, e quindi " ecco la trovata nel titolo dell'intervista " «Serve un concordato con l'islam», e poi potrà esserci «l'ora di Corano» nelle scuole pubbliche. «Serve» proprio qualcuno, al ministero, che lo informi sullo statuto della religione cattolica nelle scuole, non motivato con la stipula del Concordato, ma con l'intreccio di 2000 anni con l'intera cultura italiana; in conseguenza a ciò è evidente che nella scuola non si fa catechismo. Stop. Per le bizzarrie minori, grande spazio in pagina, come giusto, alla morte di Camillo Cibin, «l'angelo custode di Giovanni Paolo II», ma con una novità assoluta ("Messaggero" e "Mattino") che salta fuori dopo quasi 30 anni, e cioè che fu «lui " Cibin " a saltare dalle transenne e fermare Alì Agca» quel 13 maggio 1981, subito dopo gli spari dell'attentato in piazza San Pietro. Con conferma: «come provano le foto d'archivio». Malpelo può sbagliare, ma risulta una balla. Vero è che de mortuis nihil nisi bonum, cioè che dei defunti occorre parlare solo bene (e in questo caso le lodi sono ampiamente meritate, si veda l'editoriale di Angelo Scelzo a pagina 2), ma le invenzioni stonano sempre, non fanno onore a chi le tira fuori e a chi le pubblica. Insomma: chi le inventa «ci marcia», e non sono passi gloriosi"