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Tra produttori di vini sardi per capire la “colleganza”

Paolo Massobrio mercoledì 8 giugno 2022
Alle sei della mattina non c'è solo la luce che si riflette sulle foglie in giardino, dove si appollaia un colombaccio che viene spesso a far visita. C'è anche quel profumo di glicine e di gelsomino, cifra di un luogo, che marca l'arrivo dell'estate. Lo riconosci come tuo, da sempre, perché un luogo è fatto anche di odori, prima ancora che di case. E questo vale in ogni parte del mondo, anche laddove la violenza ha portato altri odori, nauseanti, che si vorrebbe sparissero per sempre con la luce del mattino. Sotto questo stesso cielo c'è la pace e c'è la guerra e, al di là di tutto, non se ne capisce la ragione a fronte di aggregazioni umane sempre più in difficoltà. Anche scendendo le scale dell'aereo a Olbia c'è un odore di rosmarino, lentischio e mirto che ha il potere di raccontarti, a occhi chiusi, che sei in Sardegna. E il profumo di quella terra sembra trasportarti altrove rispetto al solito tran tran, quasi che certi toni dell'aria siano lì a rievocarti il dono di un'esistenza, per riconoscere da dove vieni. Gli stessi descrittori li ritrovi poi nei vini, soprattutto in quei Vermentino che cambiano da paese a paese. Visitando le cantine, fra Olbia e la Gallura, ho scoperto cos'è la colleganza, che sembra travalicare i confini delle proprietà. «Ogni terreno, ogni esposizione, ogni altezza è diversa – mi dice Roberto, enologo di Loiri – non c'è motivo di sentire l'altro come un concorrente». Per questo in ogni cantina ho trovato altri piccoli, giovani produttori, desiderosi di mostrare le proprie differenze che, dentro a un insieme, rappresentano un valore. Il vino qui in Sardegna – mi son detto – sembra la metafora di come dovrebbe andare il mondo. E chissà mai che persino l'irrazionale conflittualità della guerra non porti infine a capire che il vicino è una risorsa. Alla cantina cooperativa del Giogantinu a Berchidda, i soci che conferiscono le uve (90% vermentino) sono 254, per un milione e mezzo di bottiglie. Ho assaggiato i vini con l'enologo Dente e il direttore Vargiu e mi ha sorpreso quel tratto distintivo di mandorla amara dal finale sapido. Il giorno dopo ero coi vini dell'azienda agricola Sannitu, sempre di Berchidda, e pur nella diversità ho riconosciuto i medesimi profumi e tratti di quel luogo. Ci vorrebbe proprio una legge dedicata alla Colleganza, ho pensato, perché il suo contrario rischia d'essere l'indifferenza alimentata da una litigiosità che, nella politica di casa nostra, porta ad annullare ogni promessa di costruzione. La reattività dei partiti – attenzione – rende tali anche gli elettori. Che spesso votano alimentando oracoli di un dissenso fine a se stesso.