Rubriche

Tra poesia e simbolo con l'alchimia delle parole

Cesare Cavalleri mercoledì 2 novembre 2011
«Secondo la poetessa, nell'immagine della poesia deve avvenire e rinnovarsi possibilmente ogni volta questo incontro fra simbolo e realtà per cui il simbolo perde la sua astrazione e si incarna, ma bisogna per questo che la realtà emozionale immediata possa fecondare per una felice e involontaria coincidenza il piano simbolico e riportarlo alla vita e dimostrando nello stesso tempo che esso è vita, anzi, è il vero, profondo piano della vita di cui la nostra esperienza immediata offre solo un'increspatura di superficie». Lo scrive António Fournier in prefazione a Rosa alchemica, di Donatella Bisutti (Crocetti editore, pagine 156, euro 14,00), e non si poteva dir meglio.
Una verifica esplicita è nella poesia Hereafter, in morte di Simonetta Sainati. La poetessa sente la presenza dell'amica «in una forma delle forme infinite / fra l'aereo e lo spirituale / fra il volatile e il brumoso» e, prima, «in una nuvola, in un delfino arcuato nel grigio». In nota spiega: «Quando ho scritto questi versi, l'immagine del delfino era solo quella, ben viva nella mia memoria, dei delfini che pochi giorni prima avevo visto lungo la costa dell'isola di Madeira. Solo successivamente ho scoperto che il Delfino sul piano simbolico è colui che trasporta le anime nell'oltretomba». Perfetto esempio dello scambio simbiotico tra simbolo e realtà, che davvero è la cifra della poesia di Bisutti, una poesia di quieta versificazione resa con velature di immagini che conservano la trasparenza del sogno.
La prima sezione, Eros e Persefone, poi ripresa nella ieraticità di Cibele e Core, richiama il segno netto dei vasi attici, in elegie di figure. L'intenso gruppo di poesie Amore è questa lama, dedicate a un amato che non è più, svariano il lutto in quiete, e più strazio rimane in Planh (Compianto). Il poemetto L'Amor/Rosa, che fu rappresentato in forma di balletto nel 1997, reclama la musica come i libretti delle opere liriche, mentre gli haiku, i pensieri e gli epigrammi delle Divagazioni sulla luna (non ho controllato se sono in toto le stesse dei precedenti Penetrali, 1989) e del Diario di Saorge talvolta sfiorano l'ovvio.
La sezione che mi è parsa più innovativa è l'ultima, intitolata Il ramo oscillante dell'universo. Racchiude sette Canti atlantici, di varia misura, dedicati al verde, all'acqua, all'aria, all'oscurità, al fuoco, alla luce, all'immortalità. In essi, Bisutti dà un nuovo corso al suo neo-orfismo (Fournier) che negli ultimi anni si è arricchito di interessi junghiani, di ricerche sulle spiritualità orientali, di ben temperate e caute trascendenze esoteriche. Il tutto, però, nel vasto respiro di una vibrazione cosmica: «Celebrerò la bellezza di ciò che è trasparente, / di ciò che è traslucido, / di ciò che è scintillante, / di ciò che è chiaro, / colorato screziato lucente / che la buia onda sospinge / ai limiti / gli spruzzi della luce che si infrange / quando la terra espira inspira / gli scintillii e le effervescenze / per cui ogni cosa può essere amata». Se non è Saint-John Perse, è sempre meglio di Derek Walcott.
Donatella Bisutti ha esordito con Inganno ottico nel 1985 Fra i suoi libri di poesia, Penetrali (1989), Piccolo bestiario fantastico (2002), il poemetto Colui che viene (2005). È autrice dello straordinario romanzo Voglio avere gli occhi azzurri (1997) e dell'imperdibile manuale La poesia salva la vita (2009). Per l'iniziazione dei bambini alla poesia, L'albero delle parole (2002) e Le parole magiche (2008). Coltissima traduttrice di Edmond Jabès e di Bernard Noël, dirige il semestrale Poesia e spiritualità. Con Rosa Alchemica si conferma voce riconoscibile e autorevole nel panorama della poesia maschile e femminile.