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Tra jazz, blues e samba l'oratorio meticcio «Amerindia» di Villa-Lobos

Andrea Milanesi domenica 15 febbraio 2004
C'è il latino a esprimere l'universalità della Chiesa cattolica, ma anche il portoghese (l'idioma dei conquistatori europei che per primi si stabilirono in Brasile) e il tupinamba (il dialetto delle popolazioni indigene): nella Sinfonia n. 10 "Amerindia", che il compositore carioca Heitor Villa-Lobos (1887-1959) ha scritto per commemorare il 400° anniversario della fondazione della città di San Paolo, ogni scelta linguistica assume un significato ben preciso, nel testimoniare il valore eterno e immutabile dei principi culturali e religiosi di cui si fa portavoce. Come ha specificato lo stesso autore, la sinfonia è in realtà un "oratorio", strutturato in cinque parti attraversate da un fantasioso intreccio narrativo e da una vibrante tensione drammatica, a porre l'accento sulla nascita e l'affermazione dei valori fondamentali della civiltà del popolo brasiliano. Cinque movimenti dai titoli suggestivi: "La terra e le sue creature" (unica sezione interamente strumentale del lavoro), "Grido di guerra", "Scherzo (Yurupichuna)", "La voce della terra e l'apparizione di Anchieta" (basato su ampi stralci ricavati appunto dal poema De beata Vergine Dei Matre Maria del missionario José de Anchieta, approdato in Brasile nella seconda metà del XVI secolo) e "Gloria a Dio e pace sulla terra". Un'opera allo stesso tempo gigantesca e miracolosa, che richiede un organico di imponenti dimensioni e un generoso vigore interpretativo. L'utilizzo della politonalità e di ribollenti sequenze ritmiche conferisce infatti alla partitura un carattere un po' selvaggio e tribale, ulteriormente accresciuto dal largo utilizzo di strumenti folclorici latino-americani; elementi ricavati dalla tradizione musicale colta si miscelano così ad accenni di jazz, di blues e soprattutto di samba, nel dar vita a un linguaggio immediato, comunicativo, a tratti spregiudicato. La più che dignitosa lettura offerta dal direttore spagnolo Victor Pablo Pérez - a capo dell'Orquesta Sinfónica di Tenerife, di tre voci soliste maschili e di ben quattro compagini corali (cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale) - tende a sottolinearne la forte componente pittoresca, risvegliata dai colori sgargianti e dagli intensi profumi della scrittura esotica di Villa-Lobos.