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Tra gli antidoti per le fake news ora abbiamo anche una preghiera

Guido Mocellin venerdì 26 gennaio 2018
Pur considerandomi, per evidenti motivi, un «cultore della materia», raramente mi sono sentito così interpellato dal messaggio pontificio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (tinyurl.com/ycwbfbx6) come quest'anno. E non mi pare di essere il solo, a giudicare dalle reazioni che ho colto nel largo della Rete e nel piccolo del mio profilo Facebook. La lettura che il documento offre del fenomeno delle fake news, definite come «informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore», è abbastanza lucida da non temere il confronto con le molte analisi lette e udite negli scorsi mesi. A tale lettura «tecnica» si accompagnano riferimenti forti - giacché si evoca la «logica del serpente» all'opera nel terzo capitolo della Genesi - ai tratti fondanti della fede cristiana, tali da riconsegnare al giornalista che cerca di ispirare a tale fede la propria etica professionale le più robuste motivazioni ad agire contro la disinformazione: a prevenire, riconoscere, identificare, svelare, arginare, contrastare, difendersi, liberarsi (tutti verbi tratti dal documento).
E anche se le indicazioni sugli antidoti alle fake news occupano nel messaggio meno spazio della loro descrizione, le parole-chiave che le percorrono: persona, responsabilità, custodia, servizio, pace, sono sufficientemente eloquenti di per sé. Anche perché sono vidimate dalla lunga preghiera, di esplicita ispirazione francescana, posta a conclusione del messaggio. Sono andato indietro con la memoria e anche con il mouse: spesso, naturalmente, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno assicurato le proprie e raccomandato le nostre orazioni in vista della Giornata delle comunicazioni sociali, ma né loro, né lo stesso Francesco, nei messaggi precedenti a questo, ci avevano ancora offerto una specifica «preghiera del giornalista». Mettiamola tra i "preferiti", come già ha suggerito la pagina Facebook di "Avvenire" (tinyurl.com/y8jwzwgq), e teniamocela cara.