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Tommaso dAquino. Nelle sue parole la ricerca dell'Infinito

Matteo Liut giovedì 28 gennaio 2021
Non ci è dato sapere che cosa vide la mattina del 6 dicembre 1273 san Tommaso d'Aquino durante l'Eucaristia: dopo quella visione (che non fu la sua unica esperienza mistica) il "dottore angelico" non scrisse più nulla, reputando "come paglia" tutto il lavoro svolto fino allora. Segnato nel fisico, stremato dal continuo sforzo di definire l'infinito con parole umane, san Tommaso non volle nemmeno finire la "Summa theologiae": così, forse, egli ci ha voluto testimoniare l'enorme distanza tra i nostri mezzi e la vita divina. Distanza che non può essere definita ma solo contemplata e accolta. L'autore di inni eucaristici come "Pange lingua" o "Adoro te devote", era nato nel 1224 a Roccasecca (Frosinone); entrato tra i Domenicani, si formò presso le scuole teologiche europee più importanti del suo tempo, avviando un'enorme opera di sintesi tra l'eredità di Aristotele e la tradizione cristiana. Tra il 1248 e il 1252 fu discepolo di sant'Alberto Magno a Colonia. A Parigi cominciò anche l'impegno dell'insegnamento che dal 1259 continuò in Italia. Morì a Fossanova nel 1274.
Altri santi. San Giacomo, eremita (IV sec.); beato Bartolomeo Aiutamicristo da Pisa, religioso (XIII sec.).
Letture. Romano. Eb 10,19-25; Sal 23; Mc 4,21-25.
Ambrosiano. Sir 44,1;49,4-7; Sal 75 (76); Mc 5,1-20.
Bizantino. Gal 5,22-6,2; Lc 6,17-23b.