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Terremoto su 8mila posti di lavoro

Andrea Zaghi sabato 9 giugno 2012
Danni per centinaia di milioni di euro (forse un miliardo), qualcosa come 8mila posti di lavoro a rischio e un futuro incerto. Il terremoto che ha colpito l'Emilia compromette una delle aree agricole più ricche e competitive d'Italia. Soprattutto a preoccupare devono essere le settimane e i mesi a venire.Stando agli ultimi dati, secondo Coldiretti, sarebbero settemila le aziende agricole colpite e circa duemila gravemente danneggiate, distrutte o da ricostruire. Mentre la stima dei danni è arrivata a circa 705 milioni di euro. Ai circa 400 milioni di euro di danni provocati alle strutture agricole, si aggiungerebbero 70 milioni necessari per garantire la sicurezza al territorio.Guardando ai prodotti, il Parmigiano Reggiano avrebbe sopportato perdite per 150 milioni, il Grana Padano per 70, l'aceto balsamico per 15 milioni di euro. Il futuro, come si è detto, è ciò che spaventa di più. A essere compromessa, infatti, è la capacità produttiva del comparto. Non solo in termini di capannoni, ma di mezzi di produzione. Coldiretti, cita esempi estremi come quelli degli allevatori costretti a vendere i capi di bestiame cioè i loro principali "strumenti" di produzione. Tutto senza contare i problemi (evidenziati anche dalla Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni), legati all'acqua e alle strutture di irrigazione. Con i campi a secco, infatti, le future raccoltedi frutta e verdura sembra siano notevolmente a rischio. I rischi derivano pure da altre circostanze: la fuga delle maestranze dai campi e dalle aziende. Ad anticipare il rientro nei Paesi d'origine, sono stati soprattutto i lavoratori extracomunitari come gli indiani dediti alla cura degli animali e i lavoratori dell'est particolarmente presenti nell'attività di raccolta di frutta e verdura.Ma c'è anche dell'altro. Secondo Confagricoltura, le procedure di raccolta sono compromesse anche dall'inagibilità delle strutture di stoccaggio del prodotto. Semplicemente, manodopera permettendo, se tra una decina di giorni, quando si comincerà a trebbiare grano tenero e mais, e poi,quando si entrerà nel pieno della campagna frutticola (pere, nettarine, meloni), se anche le operazioni potranno essere condotte regolarmente, difficilmente il prodotto potrà essere accolto nei depositi emiliani.C'è poi, secondo alcuni come la Cia-Confederazione italiana agricoltori, il forte rischio che per il sistema agroalimentare delle zone colpite ci possa essere un fermo dell'attività per alcuni mesi. Oltre ai danni ai mezzi e ai fabbricati, infatti, occorre mettere in conto quelli provocati dal fenomeno della liquefazione fangosa dei terreni provocata dalle scosse del sisma.Terreni che rischiano di non essere più coltivabili per diverso tempo.Insomma, al di là dei numeri dell'oggi e delle richieste di intervento, il terremoto continuerà ancora per molto a farsi sentire.