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Tecnologie e tradizione: così s'innova l'agricolura

Andrea Zaghi domenica 17 febbraio 2019
Agricoltura 4.0 "contro" agricoltura tradizionale. A guardare le cronache parrebbe così. Ma la contrapposizione è ingannevole e non ha ragione d'essere, visto che è dalla tradizione che l'innovazione trae comunque movimento. Vale anche – forse soprattutto –, per la produzione agricola. Esistono così da un lato imprese che fanno della tradizione il loro (giusto) vanto, e, dall'altro, imprese che puntano tutto sulle nuove tecnologie. Uno degli esempi del primo caso è La Raia, un'azienda agricola biodinamica certificata Demeter, nel cuore delle colline del Gavi fra Novi Ligure e Gavi (in Piemonte), in una zona dalla tradizione vitivinicola antichissima. Oltre 180 ettari, dei quali 42 coltivati a vigneto, 60 a seminativo e i restanti occupati da pascoli, boschi di castagno, acacia e sambuco.
Frutto di un sogno - quello di recuperare e valorizzare l'ecosistema originale attraverso un progetto di intervento ampio e ispirato ai principi biodinamici -, l'azienda oggi vive applicando la più ortodossa tradizione agricola biodinamica e producendo tre Gavi Docg e due Barbera Doc. Tutto è stato poi amplificato con il recupero delle funzioni territoriali delle imprese agricole, con la creazione di un agriturismo e di una fondazione e raccontato in un libro ("Alla scoperta della biodiversità" di Renato Cottalasso). Qualcosa di attento alle tradizioni, quindi, unito però ad una forte pianificazione economica. Fra le ultime creazioni c'è anche "portaNatura", un'iniziativa di produzione, commercializzazione e consegna a domicilio di frutta, verdura e alimenti biologici, nata dall'esperienza aziendale ed estesa ad altri produttori locali che adesso riescono a vendere non solo sul posto ma pure a Milano, Genova e Torino.
Accanto a realtà territoriali come La Raia, esiste poi l'altra agricoltura, solamente in apparenza distante dalla prima eppure per molti versi lontana anni luce. L'applicazione delle cosiddette tecnologie agricole 4.0 è ormai una realtà e non di poco conto, anche se tutto sommato un po' di nicchia. Stando ad uno studio di Nomisma, presentato da poco, negli ultimi tre anni solo il 22% delle imprese avrebbe realmente fatto investimenti in tecnologie 4.0. Non è questione di sfiducia, ma spesso di scarse conoscenze e di livelli di investimento inarrivabili a molti. Entrambe le realtà, comunque, sono lì a dimostrare la grande vivacità di un settore che non smette mai di diversificarsi e sorprendere.