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“Take me out”, l'amore formato tv

Andrea Fagioli giovedì 24 gennaio 2019
Non è la prima volta che viene da dire che invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia. In questo caso invertendo il genere il prodotto non cambia. Detto senza nessun riferimento alle recenti polemiche su interventi inopportuni come quello di Vladimir Luxuria in Alla lavagna, bensì a proposito di Take me out, ovvero Esci con me, il dating show in onda il martedì in prima serata su Real Time. Il cambio di genere riguarda il fatto che in postazione in studio prima c'erano trenta ragazze e ora ci sono trenta ragazzi. Il perché è presto spiegato: al posto del conduttore uomo, Gabriele Corsi (approdato in Rai), c'è ora una donna, Katia Follesa. A non cambiare è il meccanismo, che prende spunto da un format nato in Australia e poi sperimentato in molti altri Paesi nel mondo. In ogni puntata una ragazza, dichiaratamente single, deve cercare di far colpo su trenta ragazzi posizionati dietro una sorta di leggìo luminoso, che può essere spento se non si gradisce la candidata all'incontro galante. Infatti, scopo del programma è quello di riuscire a combinare un tête-à-tête nella Take me house tra la concorrente e uno dei trenta ragazzi. La giovane, introdotta con il tormentone «l'ascensore è occupato, la ragazza è libera, single fatti vedere!», si propone ai pretendenti con una clip di presentazione e con i commenti di amici o parenti per arrivare all'esibizione in studio per mostrare una sua passione. Se alla fine di tre round i ragazzi che hanno deciso di conoscerla saranno più di due, sarà la ragazza a scegliere. Può anche succedere, com'è successo martedì scorso, che a concorrere siano due gemelle che se ne sono andate con due gemelli. Potere della tv. Guai a chi pensa che la cosa potesse essere combinata. Inoltre, perlomeno nella versione iniziale era l'uomo ad essere in qualche modo oggetto, ora, come vuole la peggiore tradizione, torna ad esserlo la donna. Si dirà che è un gioco e come tale va preso. Però, pur riconoscendo alla conduttrice una buona capacità di sdrammatizzare, resta la solita banalizzazione del concetto di amore («Se non è amore, push, interruttore...») ridotto, se va bene, ad attrazione a prima vista e ancor peggio a fasullo motivo per apparire comunque in televisione.