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Su Chiesa e mafia banalità e malafede

Andrea Fagioli giovedì 14 luglio 2016
La Chiesa è un'associazione a delinquere, una delle più pericolose al mondo. Grazie alla sua sconfinata ricchezza gode di un potere immenso che le permette di affossare gli innumerevoli casi di pedofilia. Ammettiamolo una volta per tutte, così facciamo terra bruciata intorno a presunte inchieste giornalistiche come quella sul Vaticano andata in onda martedì sera su Focus attraverso due documentari: Sacro denaro e Chiesa nostra. Titoli che sono già un manifesto. Il primo presenta la Chiesa come una delle principali potenze economiche del millennio, il secondo traccia le connivenze tra clero e mafia in Italia. È poi inutile che come foglia di fico si salvino papa Francesco («autentico riformatore e apostolo di una “Chiesa povera per i poveri”, oggi faro in grado di promuovere una Chiesa libera da avidità e ostentazione») e alcuni sacerdoti come don Pino Puglisi. Il messaggio che passa, e che viene anche sintetizzato in una battuta, è che la Chiesa è particolarmente vulnerabile al crimine organizzato. Qualcuno degli intervistati parla addirittura di «crimini sistematici». Ma senza voler negare i casi di pedofilia e di copertura accertati e condannati dalle stesse autorità ecclesiastiche e i casi di corruzione e di malgestione delle finanze, non si può ridurre la Chiesa a una potenza economica e malavitosa con un'indagine giornalistica molto parziale e a volte orchestrata come una fiction. In questo caso, il conduttore che si presenta come «Mi chiamo John Dickie e faccio lo storico», che avevamo salutato con piacere alla guida di De Gustibus su History, ci va giù duro anche con enfasi recitativa. Si veda ad esempio la sequenza del cimitero, uno di quelli per i quali il cardinale Timothy Dolan, quand'era arcivescovo di Milwaukee, negli Stati Uniti, avrebbe destinato 60 milioni di dollari allo scopo di negare i risarcimenti alle vittime della pedofilia. Si parla di vescovi che in Germania hanno speso 31 milioni di euro per restaurare la propria residenza, di 100 milioni investiti in un canale televisivo pornografico in Slovenia, dello Ior come di un paradiso fiscale nel cuore di Roma. Con la “perla” finale su quale sia «la seconda più grande confessione al mondo: gli ex cattolici». Per dire di quanti fuggono dalla Chiesa. E questo è davvero troppo. Non pretendiamo l'obiettività, perché in tv non esiste, ma almeno un po' di onestà.