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Storie dell'altro mondo. I fiori del signor Kuroki

Alberto Caprotti sabato 9 maggio 2020

Se regalare un fiore è un gesto d'amore sempre più raro, donare un intero giardino dopo averlo coltivato per anni, è fuori catalogo. Il signor Kuroki l'ha fatto per la moglie, che è cieca. Perché potesse sentire con il naso quello che non vede più con gli occhi.

Succede a Shintomi, un paese nella campagna giapponese: la storia l’ha raccontata il Telegraph e io la colgo cercando di non rovinarla, come si fa con i fiori. Meraviglioso conforto, perché di solito si regalano quando si è felici, e te li regalano quando sei triste. Ma questa è una storia profumata, dal 1956, quando i signori Kuroki si sono sposati. Da allora hanno vissuto nello stesso posto senza spostarsi mai, una fattoria in campagna, vicino ai campi dove hanno sempre lavorato duramente. Poi, a 52 anni, la signora Kuroki si è ammalata di diabete, e ha perso la vista. Da allora si è chiusa in casa, depressa, negandosi anche il privilegio di immaginare la vita, l’unico che le restava. Ma il signor Kuroki non si è arreso. E ha deciso che avrebbe combattuto contro la tristezza di sua moglie.

L'idea gli è venuta dopo aver notato che alcune persone di passaggio si fermavano per guardare il suo piccolo giardino di fiori shibazakura, petali di muschio rosa. Se sua moglie non poteva più vedere il mondo, allora ne avrebbe sentito almeno il profumo. Così di fiori ne ha piantati altri, migliaia. Li ha innaffiati per anni, con cura, ogni giorno. Allargando il giardino anche dove prima coltivava la verdura e la frutta: solo fiori rosa, fino all’orizzonte. E non li ha toccati mai.

Probabilmente ha scosso la testa il signor Kuroki, quando ha saputo che pochi giorni fa le autorità di Tokyo hanno deciso di far potare tremila cespugli di rose del parco di Yono, a Saitama, per fortuna lontano da casa sua. Ogni anno, più o meno a metà maggio, quelle piante raggiungono il miglior periodo di fioritura e migliaia di visitatori avrebbero fatto la fila per ammirarle, rendendo problematico il distanziamento fisico imposto dall’emergenza coronavirus. Meglio tagliare la testa al problema allora, la soluzione più semplice che molto spesso è anche la più sbagliata.

Lui, per ora, non ha ricevuto ordini di questo tipo. Nessuno lo ha ancora obbligato a usare le forbici sulla sua storia d’amore nascosta dietro i petali. La gente così continua a passare davanti alla sua fattoria, annusa l’aria che sa di buono, appende un messaggio o un pensiero delicato sulla porta della stalla, chiede di conoscere la signora Kuroki perché le persone che meritano tanta passione sono sempre un po’ speciali.

Lei non vede, ma sente tutto. Ora esce spesso di casa, saluta volentieri la gente, scambia qualche parola, passeggia con loro, arrossisce orgogliosa di fronte ai complimenti per i suoi fiori meravigliosi. E soprattutto adesso sorride. Di certo conosce quel detto orientale che contiene tutto: “Mi chiedi perché compro riso e fiori? Compro il riso per vivere, e i fiori per avere una ragione per cui vivere”.