Rubriche

Stanford e Parry, la suggestione e l'orgoglio della musica inglese

Andrea Milanesi domenica 13 ottobre 2013
Robert King ritorna in sala d'incisione alla guida del glorioso King's Consort e, in occasione della centesima registrazione realizzata dal complesso vocale e strumentale da lui fondato nel 1980, tiene a battesimo la sua nuova etichetta discografica Vivat (distribuita in Italia da Sound and Music).Già acclamato interprete del repertorio sacro barocco – da Monteverdi e Purcell a Vivaldi e Händel – il direttore inglese dedica questo disco-giubileo a due tra i più grandi compositori britannici attivi tra XIX e XX secolo, Charles Villiers Stanford (1852-1924) e Charles Hubert Parry (1848-1918), le cui musiche da chiesa rappresentano le pietre angolari della tradizione corale anglicana di età vittoriana ed edoardiana (ASCOLTA E GUARDA)​.Alla guida di due cantanti solisti del calibro di Carolyn Sampson e David Wilson-Johnson, del Choir of The King's Consort e di una grande orchestra di strumenti originali composta da musicisti provenienti da 15 diverse nazioni, King impila sui leggii ben quattro adattamenti degli Evening Canticles Magnificat e Nunc dimittis di Stanford (solitamente eseguiti con il solo accompagnamento organistico), ai quali vengono affiancati il celebre anthem I was glad (incentrato su alcuni versetti tratti dal Salmo 122) e il Coronation Te Deum di Parry, scritti rispettivamente nel 1902 e nel 1911 per le incoronazioni di Edoardo VII e Giorgio V.Pagine di grande suggestione e vigore espressivo, caratterizzate da una forte coesione interna e da una scrittura elaborata, ma soprattutto da quella inconfondibile eleganza che rappresenta la cifra distintiva della musica tardo-romantica britannica, così spesso trascurata da critici e interpreti. Decisamente più "occasionali" e celebrative per destinazione, le partiture di Parry si rivelano nobili nel portamento e ricche di continui colpi ad effetto, in perfetto "British Style"; maggiormente intime ed elaborate invece quelle di Stanford, marchiate a fuoco da una concezione quasi sinfonica e innervate da una temperie di evidente ascendenza brahmsiana.Chiusura con botto sulle note del "choral song" Jerusalem di Parry, qui proposto nell'arrangiamento approntato dal maestro Edward Elgar: quasi un inno nazionale, da ascoltare rigorosamente in piedi e con la mano destra sul cuore…