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Spreco e ostentazione, l'offesa più vile a chi sta peggio di noi

Maria Romana De Gasperi sabato 16 luglio 2011
Un giorno mi lamentavo del caldo, delle preoccupazioni familiari, di come va male la nostra economia... con una mia giovane amica che tranquillamente mi rispose: hai provato a guardare a chi sta peggio di noi? Hai ragione, risposi, ma non mi pare che questo sia un giusto principio per far fronte alle mie difficoltà. No, ma forse ti farà sentire meno bersagliata dalla sfortuna o ti farà trovare una via giusta per affrontare tutto quello che oggi ti sembra negativo. Ogni fatto della vita contiene anche un insegnamento. Prova a guardare sempre dall'altra parte della medaglia e raccogli ciò che la vita ti pone davanti come fosse una materia nuova da imparare. Oggi guardiamo all'Africa, dopo averla sfruttata e poi dimenticata e ora ci meravigliamo per la morte di centinaia dei suoi bambini per la sete. Non c'è acqua nelle loro terre deserte e noi lasciamo tubature scoperte, acquedotti mal finiti, spesso perché in mano a un tipo di mafia che trova anche in questo spreco il suo guadagno. Le gravi crisi di un continente intero degli anni Settanta non ci avevano commosso se non per il lavoro di qualche reporter che ne aveva scattato fotografie crudeli. Le persone oggi colpite dalla siccità sono milioni e vanno da quelle dell'Etiopia, a una parte del Kenya, alla Somalia. La nostra stampa ce ne offre qualche immagine. Non si possono guardare quei ritratti di bambini di cinque o sei anni che, seduti per terra, hanno in braccio il fratellino più piccolo e tutti con quegli occhi scuri che chiedono di non morire. Il dolore del mondo dove si muore per la sete, dove si cade in battaglie tra poveri è così grande, infinito che sembra senza soluzione. Anche noi che guardiamo soltanto le fotografie ci sentiamo inutili. È vero che ci sono tante iniziative di volontariato, di associazioni che si occupano dei più piccoli, di gruppi di aiuto che lavorano sul campo, come i missionari che hanno sempre condiviso con i più la loro disperazione, ma noi cosa possiamo fare? Non solo dare un apporto economico se ne abbiamo la possibilità, ma almeno non lamentarci delle nostre difficoltà, non comperare ai nostri figli le cose inutili, dare loro l'esempio che si può condurre una vita meno costruita sugli sprechi. Una serata di gran caldo mentre la gente cerca refrigerio nei bar che oggi offrono grandi ombrelloni contro l'afa e il sole che nelle ultime ore della giornata, un ragazzo che dimostrava appena 14 o 15 anni faceva vedere a due amiche della stessa età l'ultimo tipo di cellulare, dotato di grandi possibilità, con aria di sufficienza come questa fosse stata per i suoi genitori una spesa normale. Forse era così, forse essi non avevano tempo da dedicare a lui e risolvevano il problema facendo regali esagerati come questo oggetto di un certo valore. Poveretto, pensai, nessuno gli ha raccontato che a due ore di aereo egli ha dei fratelli dalla pelle più scura che muoiono lentamente senza piangere perché il sole e il deserto ha bruciato loro le lacrime.