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Spering torna per Mendelssohn e dirige un «Elias» da collezione

Andrea Milanesi domenica 6 marzo 2011
L'oratorio Elias di Felix Mendelssohn (1809-1847) segna il ritorno in sala d'incisione di Christoph Spering, uno dei più acclamati e autorevoli direttori d'orchestra che si sono specializzati nell'interpretazione del repertorio sacro a cavallo tra XVIII e XIX secolo alla luce della prassi esecutiva cosiddetta "storicamente informata". Si può quasi dire l'artista tedesco sia in qualche modo ripresentato sul "luogo del delitto", visto che il suo primo grande successo discografico risale alla registrazione della Passione secondo Matteo di Bach nella revisione approntata proprio dallo stesso Mendelssohn.
Alla testa delle fedeli compagini del Chorus Musicus Köln e della Neue Orchester (2 Cd pubblicati da Mdg e distribuiti da Jupiter), Spering è in grado di padroneggiare alla perfezione le coordinate artistiche e spirituali lungo le quali si muove l'Elias, partitura ricca di effetti a sorpresa e spunti originali sin dalle battute iniziali dove, con un cupo recitativo, il profeta irrompe subito sulla scena e scaglia la sua maledizione ancor prima dell'ouverture (una pagina dalla forte impronta beethoveniana che descrive gli effetti drammatici della siccità sul popolo d'Israele); a questo punto la tela si alza e il turbine delle vicende legate a Elia avvolge l'ascoltatore in una sequenza serrata di arie, recitativi ed episodi corali.
Sono quattro i cantanti solisti e a ognuno di loro spetta il compito di tessere la trama dell'oratorio, che non segue un'azione precisa ma si declina in singoli quadri: la protezione degli angeli, il miracolo della resurrezione del figlio della vedova, lo scontro con i sacerdoti idolatri di Baal, la comparsa davanti alla regina Jezebel, la fuga sul Monte Oreb, i momenti di rassegnazione e sconforto di Elia, che invoca su di sé la morte ma che assiste dall'apparizione del Signore (tra squarci apocalittici che evocano inondazioni e terremoti) e viene trasportato in cielo avvolto dalle fiamme.
E mentre la penna di Mendelssohn si muove sui righi del pentagramma tratteggiando un maestoso poema musicale sempre in bilico tra i registri epico e religioso, mistico e visionario, la bacchetta di Spering risponde colpo su colpo e appronta una nuova incisione destinata a divenire di assoluto riferimento.