Rubriche

Speranze laiche: svarioni e mezzi cimiteri

Gianni Gennari martedì 3 febbraio 2009
Se infierisci sembri Maramaldo, ma il Ferrucci d'occasione, pur mezzo morto, insiste. Dunque ancora Marek Halter, qui visto domenica, che ha scritto su "Repubblica" (30/1, pp. 1 e 9) che Giulio II era un mite papa umanista e che Pio XII, papa dal 1939, sostenne i franchisti nella guerra civile del" 1936. Due svarioni di storia. Parce sepulto? Sì, ma piccola appendice. Lui poi concludeva la sua lezione di storia alla Chiesa e al Papa, entrando nel regno delle idee, e scriveva che «il destino dell'uomo è tragico», perché è «unico tra gli esseri viventi a conoscenza del limite della sua esistenza difficile, che sopravvive solo grazie alla speranza». E lui la speranza la troverebbe in Francia, dove «i laici sono riusciti a imporre con Aristide Briand, il 9 dicembre 1905, la legge sulla separazione tra le Chiese e lo Stato, perché erano in grado di offrire ai francesi speranze universali diverse da quelle delle religioni». Ecco il punto. Fare come in Francia, dunque, e tutto è risolto. Fino ad un certo punto, però, perché continuando ammette che sì, di fronte alle speranze religiose «la storia ha schierato il socialismo, il comunismo, il fascismo e il liberalismo" che hanno poi fallito», e «da allora, sempre incapaci di vivere senza speranza, gli uomini tornano alla religione». Conclusione: «abbiamo creduto che Dio era morto, ma ci siamo sbagliati». Povero Marek Halter! Sognerebbe un ritorno di Aristide Briand, il francese antireligione, noto però tra l'altro per questa sua sconsolata frase: «Gli uomini pensano troppo storicamente. Vivono sempre per metà in un cimitero». Proprio vero: mezzo morti!