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Spalletti, sempre la stessa musica

Italo Cucci martedì 21 maggio 2019
Certo conta molto immaginare come andrà a finire la Sfida dei Novanta - e ne parleremo - ma l'interrogativo pressante è un altro: come definire Allegri. Secondo Andrea Agnelli: separato con dolore; secondo Max Allegri: rinuncia aziendale; secondo i critici moderati: anno sabbatico; secondo gli avversari, licenziato; secondo gli haters, esonerato (manca il parere di Adani che mi sembra a sua volta inguaiato: allontanato il suo nemico può dire di aver vinto, sempre che Sky, per pareggiare i conti non decida di fare a meno dell'estetista). C'è poi un amico livornese, malfidato e linguacciuto, il quale avendo saputo che io ho apprezzato la signorilità del Dolce Divorzio richiamandomi addirittura all'antico Stile Juventus, mi ha scritto poche ma sentite parole: «Svegliati nonno! Max è stato tradito. Rivediti quel bacio di Andrea, è il bacio di Giuda, basta che guardi come l'ha schivato Max...». Prendo su e porto a casa. Mi dicono che l'Allegria sarà il gioco dell'estate ma non credo. Intanto, sono convinto che la Juve abbia già scelto il successore e non ne faccia il nome solo perché sta ancora lavorando. In Italia. Coinvolto nell'ultimo round che in 90' e rotti dovrà decidere retrocessioni e Champions. Dunque: in Italia - dicevo - Simone Inzaghi e Sinisa Mihajlovic per questioni bolognesi; Gasperini perché impegnato a sua volta con De Zerbi nella ricerca di un posto in Champions; in Spagna, Zidane che non ne può più; in Inghilterra, Sarri per unanime disegno degli estetisti, disposti a definirlo figliuol prodigo piuttosto che traditore, qualifica spettante solo a Higuaìn detto Giudaìn. Amettiamolo: la caccia al mister bianconero è un divertimento e vi partecipiamo tutti contenti per evitare di approfondire: 1) l'indecorosa cacciata dal club giallorosso di Daniele De Rossi che non è certo come Totti “core de Roma” ma sicuramente cervello e muscolo, tutta roba apparentemente da beccaio di Testaccio in realtà da protervia bostoniana; 2) l'inesplicabile crollo della Fiorentina che, cacciato l'incolpevole ma debole Pioli, s'è messa nelle mani del bi-esonerato Montella forse per far dispetto agli ingrati ultras viola; 3) le ultime parole di Spalletti ch'é sortito dal San Paolo seppellito di gol eppur convinto di aver giocato bene, sereno, più che mai paroliere con la solita musica, al punto di convincere i malpensanti che, perdendo l'Inter il posto in Champions, allontanerebbe dal soglio nerazzurro l'ambizioso Conte. Un bel guazzabuglio, insomma. E vi risparmio - con la scusa che è...fuoriserie A - il Caso Palermo: l'ultima spiaggia della cosiddetta giustizia sportiva. Domani è un altro giorno. Si vedrà. «E non c'è niente di più triste/ in giornate come queste/ che ricordare la felicità...».