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Soffiano i venti di guerra e i pacifici appaiono impotenti

Umberto Folena sabato 14 ottobre 2023
Manca un centro di gravità, un minimo comun denominatore, qualcosa su cui tutti, ma proprio tutti, possano convergere. Il conflitto in Medio Oriente fa emergere orientamenti i più distanti tra loro. In mezzo c’è il “Corriere” che sottolinea come ci troviamo di fronte a uno snodo storico. Scrive Danilo Taino (12/10): «Solo negli anni Trenta del Novecento il mondo ha affrontato una situazione drammatica come quella di oggi». Gli fa eco Aldo Cazzullo (13/10): «L’attacco di Hamas segna un punto di non ritorno nel conflitto israelo-palestinese». Prosegue Taino: «Gli attacchi alle democrazie e alla democrazia si moltiplicano, non è più tempo di incertezze e divisioni». Conclude Cazzullo: «Un massacro indiscriminato a Gaza non sarebbe soltanto un lutto per l’umanità, un’arma nelle mani dei nemici dell’Occidente, un’ulteriore spinta al vortice dell’odio. Sarebbe una sconfitta anche per noi. Eliminare Hamas senza spargere altro sangue di innocenti è molto difficile, forse impossibile. Ma deve essere la bussola che guiderà le prossime, delicatissime e decisive giornate». Decisamente più drastico Mario Sechi su “Libero” (13/10): «Se cade Israele l’Occidente muore», e più ancora il giorno prima (12/10): «Fare la guerra contro Hamas è la via per costruire la pace». Al polo opposto c’è il “Fatto” (13/10) che con Alessandro Orsini vede nerissimo: «Contro il terrorismo, Israele rischia di perdere: per 4 motivi», titolo prudente perché, leggendo il servizio, Israele non sembra avere proprio alcuna chance di vincere. E allora che fare, rassegnarsi all’annichilimento? Qui Orsini tace. Nel groviglio, interessante l’interrogativo di Domenico Quirico (“Stampa”, 13/10): «Chi è l’assediante e chi è l’assediato?», perché ciascuno si trova accerchiato da qualcun altro, e allora «l’assedio è un paesaggio interiore che diventa a poco a poco mito che sarà impossibile sradicare». La posizione che potrebbe raccogliere minori consensi, tra tante trombe di guerra e di vendetta, è quella di Michele Serra (“Repubblica”, 12/10, titolo: «Equidistante? No, impotente»), che cita anche la strage di Sabra e Chatila e conclude: «Non è vero che hanno tutti ragione. Hanno tutti torto. E i soli che hanno ragione (i pacifici e i riflessivi delle due parti) sono fuori gioco da anni, impotenti, zittiti, esclusi». © riproduzione riservata