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Si dà voce al computer e... si pensa di fare poesia

Fabrice Hadjadj domenica 22 maggio 2016
Icomputer sono dei grandi romantici. E geni surrealisti. E degni eredi dei beatnik. Sono oggi l'ultimo movimento letterario e rivoluzionario, quello che si potrebbe chiamare la “Bit Generation”. Eric Elshtain lo sa e si sforza di mettersi all'ascolto delle loro illuminazioni. Fa l'editore presso la Beard of Bees Press di Chicago e pubblica le loro poesie, o meglio, per essere precisi le loro "gnoesie" perché sono state prodotte dal programma Gnoetry. Quest'ultimo analizza statisticamente il modo in cui le parole si succedono in un database di capolavori, ne individua i motivi ricorrenti e li ricombina in modo aleatorio secondo i vincoli scelti dall'utente (numero di piedi, di versi, tipo di rime, parole-chiave, ecc.). L'utente opera poi una scelta atta a conservare solo le opere umanamente leggibili e artisticamente accettabili. Così Anne H. Murdeus ha composto grazie alla macchina una raccolta intitolata Il Re degli uccelli commestibili (titolo degno di Michaux e di Calvino, bisogna riconoscerlo). Ha scaricato dal sito Project Gutenberg alcune opere famose: La Sacra Bibbia (versione di Re Giacomo), La dolorosa passione di nostro Signore Gesù Cristo di Anne-Catherine Emmerich, La caduta della casa degli Usher di Edgard Allan Poe, Le avventure di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, e alcuni altri testi, prendendo come criterio di scelta il fatto che il loro titolo cominciasse sempre con l'articolo inglese The. Ha infilato il tutto in Gnoetry e ha selezionato 18 produzioni aleatorie abbastanza brevi. Eccone una che che traduco in prosa: «Sporgersi da un lato sulle ombre è peccato. Ed eccomi. Il suo nero mantello: la morte. Ma, per parlare, a mamma non piacciono le labbra. Perché il mio frutto maturo è caduto; e per questo sarò. Tu puoi prendere le piccole lettere bianche del Calvario». Nella sua prefazione al Re degli uccelli commestibili, Eric Elshtein ci svela il suo "mantra": «Non siamo forse poeti? Siamo degli utilizzatori-finali!». E conclude con un grido: «Il poeta umano solo è morto; lunga vita agli gnoeti!». Siccome si intuisce che il nome della Signora Murdeus è uno pseudonimo, composto da "omicidio" (murder in inglese) e da "dio" in latino, se ne deduce che costei altri non è che il poeta umano di cui si vorrebbe annunciare qui l'estinzione. Notiamo anche l'avvento della figura transumanista dello end-user, l'utilizzatore finale… Tale è l'affinamento della scrittura automatica e della tecnica del cut-up. Viene in mente la ricetta di Tristan Tzara «Per fare una poesia dadaista»: «Prendete un giornale. Prendete un paio forbici. Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che volete dare alla vostra poesia. Ritagliate l'articolo. Tagliate poi con cura ciascuna delle parole che formano questo articolo e mettetele in un sacchetto. Agitate dolcemente. Estraete poi ogni parola tagliata, una dopo l'altra. Ricopiate coscienziosamente nell'ordine in cui sono uscite dalla borsa. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi uno scrittore infinitamente originale e di una sensibilità affascinante, sebbene incompresa dal volgare». William S. Burroughs scrisse in questo modo almeno tre libri: Il Biglietto che esplose, Soft Machine e Nova Express, prima di far uscire una collezione di saggi dal titolo rivelatore: The Electronic Revolution. Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Gnoetry non fa che completare Dada e il movimento hippy i cui i capelli lunghi erano al tempo stesso quelli di un ritorno alla natura e di un ingresso nelle rete (e cioè, in ogni caso, di un'uscita dalla storia). E questo tra gli applausi dei suoi iniziatori. Un altro papavero di questo movimento, Timothy Leary, a suo tempo celebre autore di Politica dell'estasi, ha scritto nel 1994 un'altra opera, Caos e cybercultura, che fa apertamente il legame tra la Beat generation e l'impero dei bit: «I sette milioni di americani che hanno fatto l'esperienza delle capacità potenziali del cervello grazie all'Lsd, hanno certamente preparato la via alla società dell'informatica. Non è un caso se la parola Lsd è apparsa due volte nell'articolo della rivista Time dedicato a Steve Jobs, perché sono lui e Stephen Wozniak che hanno dato nascita a una nuova cultura connettendo il cervello al Pc». La cosa più formidabile è che il poeta del nostro tempo è talmente modesto e disinteressato che ignora totalmente la sua poesia. Il computer ha solamente macinato dei byte a partire da un algoritmo. La parola "morto", per esempio, è per lui: 0110 1101 0110 1111 0111 0010 01110100. E ancora, questi non sono numeri ma una sequenza di circuiti aperti o chiusi. Nella produzione di Gnoetry solo l'"utente finale" può cogliere significati, percepire ritmi e immagini, decifrare i segni dei tempi… La poesia che vi scopre si basa non su una sinergia tra le onde cerebrali e le serie elettroniche, ma su un perfetto fraintendimento. E questo fraintendimento è il cuore della nostra epoca. Si potrebbe dirlo in un altro modo: quando si rinuncia alla Lectio divina, non resta altro che la sua parodia, il regno del codice. L'uomo è fatto per interpretare la Parola; se cerca di diventare superuomo si ritrova a fantasticare sulle sequenze generate dai micro-processori.