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Senza luce

Alberto Caprotti mercoledì 8 luglio 2020
Notte fonda, ma capisci che è un buio diverso. All'improvviso è mancata la luce. Dormivi, ma a occhi aperti. Per quello te ne accorgi. E non sai che fare. Aspetti, immobile. Con tutto quel nero che gonfia i contorni di quello che non vedi. Come da bambini, quando il contatore saltava durante il temporale e si cercava la candela. Ma oggi, chi ha più una candela nel cassetto? La torcia, ecco. Ma sta dentro il cellulare che, almeno di notte, è lontano da te. Lasciarsi inghiottire dal buio è come farsi prendere dal mostro e aspettare di essere digeriti. Non lo accetti, ma non riesci a girarti dall'altra parte. Difficile abituarsi al nero improvviso, la finestra è la sola isola di luce: dai suoi contorni ne filtra un soffio. Le tue pupille allora la catturano, la fanno diventare quasi tanta. Quello spiraglio è il tuo tesoro, ti restituisce la vita, ti permette di convivere con l'abisso. Aspetti ancora, vorresti non essere sveglio. Nella vita i posti migliori sono quelli dove c'è la luce più bella, di notte invece la vita è un interruttore che aspetta l'alba. Dovremmo farne una scorta, tenercela dentro per quando serve e non c'è ancora. Poi di colpo, senza avvisare, la sveglia torna a lampeggiare sul comodino. Non segna più l'ora, ma l'intermittenza è segno di vita: è una luce che ti addormenta, finalmente. Non è troppo tardi, basta spegnere il buio che hai dentro.