Rubriche

Seedorf impari l'umiltà da Mazzarri

Italo Cucci martedì 11 febbraio 2014
Esistono personaggi del calcio che amo trattare con particolare riguardo e simpatia perché lo meritano: per il passato esemplare, per caratteristiche che li distinguono nell'affollato circo pallonaro. La classe - come si dice - non è acqua. Ho accolto con simpatia Garcia finché mi ha deluso con una sortita “da derby” contro Reja: il vecchio Edy ha detto una sciocchezza, poi se n'è scusato pubblicamente e privatamente (con dirigenti della Roma) e non meritava le frustate del giovane collega. Il ponentino ha colpito ancora. Ho da sempre grande stima di Clarence Seedorf, un gentleman, ma credo che oggi da allenatore, come ieri da giocatore, debba accettare critiche professionali, soprattutto mentre tenta di interpretare un ruolo nuovo protetto solo da un passato glorioso da pedatore. Per questo è stato scelto dal Milan, non per il suo curriculum da “mister”, e dunque è chiamato ad ascoltare certe critiche che puntano ad arricchirlo, non a denigrarlo. Il suo compare dell'altra sponda, Mazzarri, ha una lunga carriera dietro di sé, è anche l'unico tecnico mai esonerato, ma prende botte e porta a casa accettando a malincuore la dura legge di Milano e dell'Inter, spesso spietata, raramente accomodante. E d'altra parte - fatemelo dire - certi ingaggi milionari devono consentire anche critiche puntute se non crudeli.Mazzarri ha incassato, dicevo, e oggi risponde con umiltà, esaltando il gol salvifico di un difensore, rinnegando i precedenti voli pindarici. Seedorf, invece, appena gli ho riportato un parere del “napoletano” Maggio («I problemi ce li creano le piccole squadre che si difendono coi denti e non le grandi come il Milan che ti lasciano spazi e ti fanno giocare...») ha mostrato di non gradire: «Il Milan è il Milan, è una grande società con una grande storia». Sta di fatto che il Milan oggi guida la larga truppa delle pericolanti e ha bisogno di cure immediate che riguardano innanzitutto la fase difensiva. Non so come si dica in altre lingue ma lo slogan vitale del nostro calcio è semplicissimo: «Primo, non prenderle». Se poi hai la fortuna di andare in vantaggio, com'è successo a Napoli, scatta la seconda regola: difendere il risultato con tutte le forze. Non rinunciando al gioco - per carità - ma attuando correttivi e inserendo uomini giusti, ovvero mostrando di saper leggere la partita minuto per minuto. Il Milan di Seedorf, al contrario, ha evidenziato solo velleità, come se fosse già guarito: ma non è neppure convalescente, ha le gambe molli e il cuore in gola più di prima e oggi è chiaro a tutti che Allegri ha pagato per il Sassuolo un conto che già gli avevano preparato e doveva tradursi in benservito. Rammenti queste vicende, Clarence, se vuole che il prossimo impegno di Champions (conquistato dal suo predecessore) non si tramuti in una débacle. Dall'altra parte, sono sicuro che un vecchio panchinaro come Mazzarri saprà riconquistare per l'Inter un ruolo più consono alla sua storia punto dopo punto, con umiltà: la virtù che spesso vale, nel calcio, più di una geniale trovata tattica.