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Matteo. Se la vocazione nasce al banco delle imposte

Matteo Liut venerdì 21 settembre 2018
L'umanità intera si riconosce in san Matteo, perché ognuno di noi ha il suo personale "banco delle imposte", le proprie occupazioni e preoccupazioni che spesso ci allontanano dagli altri. Ma poi il segno prodigioso: il Signore "ci vede" da lontano, come vide Matteo (o Levi) seduto a svolgere il proprio lavoro, e ci chiama. La risposta del futuro apostolo la sappiamo: si alzò, lasciò tutto e seguì il Nazareno. Che scandalo: un esattore delle tasse tra i seguaci di un maestro dello Spirito che in più si proclamava Figlio di Dio. Eppure è lì il "segreto" della fede, nella sua capacità di attrarre e di donare un senso nuovo alla vita. Forse anche per questo il Vangelo di Matteo è una mirabile tessitura tra antico e nuovo, tra le vicende di Israele e quelle di Cristo. Mancano i dati biografici su san Matteo, ma secondo la tradizione morì martire.
Altri santi. San Giona, profeta (VIII sec. a.C.); sant'Alessandro di Roma, martire (II sec.).
Letture. Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13.
Ambrosiano. At 1,12-14; Sal 18; Ef 1,3-14; Mt 9,9-17.