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Se la pubblicità diventa notizia ma non consuma ogni parola

Umberto Folena giovedì 14 ottobre 2021
Può la pubblicità essere considerata notizia, e quindi entrare in una rassegna stampa come la nostra? I puristi alzeranno il sopracciglio, e non a torto. Suvvia, un'inserzione non può essere considerata alla stregua di un Consiglio dei ministri, di un attentato, di un partita di calcio; e anche se si parla di “informazione” pubblicitaria, è un'informazione prodotta da un'azienda. Ma se la stessa azienda acquista più di un quarto di un intero giornale? Accade martedì scorso (12/10) sul “Corriere della sera”. Un'azienda di e-commerce (un ipermercato virtuale) occupa circa 25 spazi per un totale, a spanne, di 16 pagine su 56, compresi Borsa e meteo, e l'ultima per intero. Ovunque. Nessun lettore, nemmeno il più frettoloso che abbia aperto quel quotidiano al bar e magari subito lo abbia richiuso, ha potuto evitare la propaganda. E poiché un quotidiano dedica 16 pagine alla stessa notizia in casi davvero eccezionali, questa pubblicità tabellare è eccezionale e diventa notizia.
Giocata sul rosso e sul grigio, ogni spazio mostra un volto diverso: giovani e anziani, bianchi e colorati, con occhiali e senza; ma tutti sorridenti e normali, niente modelli imbronciati, ma volti sereni che comunicano non felicità esagerata, quindi effimera, ma una tranquillità consapevole, che è il vero traguardo di tutti. Ecco alcune proposte commerciali: al “nonno a tempo pieno” un robot aspirapolvere, al giovane “ritardatario imprevedibile” un orologio, all'“ambientalista determinato” un monopattino, alla “nonna bongustaia” una forma di pecorino, alla dinamica “community manager freelance” un telefonino, alla ”Dj eclettica” delle cuffie, al “papà multitasking” una lavatrice, alla “viaggiatrice curiosa”, fatalmente occhialuta, un trolley, allo “scrittore paziente” una biro, alla dottoressa lungimirante una mela e mezza. E così via, fino a esaurire l'ultimo scaffale del mercato e l'ultimo “tipo umano”. L'ultima pagina, claim “Per te”, ha alcune parole in corsivo: “storie sogni istinto passione desideri”. E il marchio reclamizzato, che le racchiude tutte. Efficace. “Istinto” è esattamente al centro. Manca però “ragione”, la nemica numero uno del consumismo. Ce la mettiamo noi, no?