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Se la filiera «distorce» i campi

Andrea Zaghi sabato 8 agosto 2009
Per l'agricoltura italiana negli ultimi giorni si sono fatti vedere due segnali positivi importanti. Da un lato, infatti, il comparto sembra essere stato quello che meglio ha "tenuto" di fronte alla crisi, mentre, dall'altro, finalmente i consumi alimentari hanno ripreso a crescere. Si tratta di indicatori di cui tenere conto per capire l'evoluzione del settore nei prossimi mesi, e che dovrebbero essere confermati per far volgere al bello l'orizzonte dell'agroalimentare nostrano.
Partiamo dal valore aggiunto. Secondo la Coldiretti che ha sottolineato il dato, con una riduzione dell'1,6% reale su base annua è l'agricoltura a dimostrare, tra i diversi settori, la maggiore tenuta nei confronti della crisi. La considerazione deriva dalla analisi dei dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo semestre del 2009, in riferimento ai dati Istat sull'andamento del Pil in Italia e contiene in sé un altro dato, questa volta negativo. A incidere sul calo del valore aggiunto agricolo è stata " secondo l'organizzazione agricola " la discesa del 5% della produzione totale nel secondo trimestre dell'anno. È stato il risultato di una forte contrazione delle coltivazioni vegetali (-7%) e di un notevole calo (-3,3%), nelle attività di allevamento registrato nello stesso periodo del 2009. Coldiretti, tuttavia, non manca di puntare il dito anche su un altro problema del sistema agroalimentare che avrebbe inciso negativamente: le «distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola che hanno provocato un calo dei prezzi agricoli del 16% a giugno mentre sugli scaffali c'è stato un aumento dell'1,4% dei prezzi di vendita al consumo dei beni alimentari».
Insomma, detto in altre parole, se la produzione fisica agricola non fosse così diminuita negli ultimi tre mesi e la catena del prezzo fosse più favorevole ai campi, questi avrebbero potuto anche ottenere un risultato ancora più apprezzabile. Soprattutto tenendo conto dell'altro segnale positivo che sembra aver connotato l'ultimo periodo: l'aumento dei consumi. Nel primo semestre del 2009, i consumi sono cresciuti dell'1,5% dopo il forte calo che si era verificato lo scorso anno.
Di fronte ad una serie di incontrovertibili dati come quelli appena accennati, emergono almeno due ordini di considerazioni. Prima di tutto, è sempre più chiara la necessità di una forte riorganizzazione della filiera agroalimentare e dei rapporti di forza al suo interno. Prezzi alla produzione che diminuiscono e al consumo che continuano a salire non sono certamente un buon segnale di equilibrio di sistema. In secondo luogo, tuttavia, viene confermato " dai numeri " quello che gli esperti del comparto chiamano da sempre ruolo anticiclico dell'agricoltura, sia nei confronti dell'inflazione, sia per la migliore risposta nei momenti di crisi congiunturale. Non si tratta di due funzioni che possono far dormire sonni migliori agli agricoltori, ma certamente sono il segno di quanto questo settore possa fare per l'intera economia.