Rubriche

Scusi Ferrara, lei mi brucia Giovinco

Italo Cucci sabato 26 settembre 2009
Ho assistito a Genoa-Juve e - a parte il fatto che ai bianconeri sia stato negato almeno un gol valido - non sono d'accordo con le scelte di Ciro Ferrara, il quale non è, come si sente dire, un prodotto del "guardiolismo", ovvero un giovane trainer sopravvalutato, ma semplicemente un testardo sognatore. Che quando la Juve è in sofferenza, invece di rafforzarla la indebolisce. Facendo entrare Sebastiano Giovinco detto "la Formica Atomica". È una polemica che affronto con una certa amarezza, perchè ho sentito Ferrara accusare quei critici che invocano "largo ai giovani" eppoi li condannano appena qualcuno (come fa lui) tenta di lanciarli. In questo senso, ho le carte in regola: nella mia lunga attività di cronista ho avuto la fortuna di veder nascere tante giovani stelle, da Rivera a Leo Messi, passando per Maradona, Baggio e Totti, tanto per dire, restandone affascinato e diventando loro tifoso. Molti di questi - in particolare Baggio e Messi - hanno raggiunto il successo e conquistato milioni di appassionati in tutto il mondo attraversando un'adolescenza, spesso una gioventù di sofferenza. Perchè nati magici - come Messi - ma fisicamente debolissimi o, come Baggio, colpiti da numerosi gravi infortuni. Tutti i giovani talenti sono stati sicuramente aiutati a farsi strada, prima dagli scopritori eppoi da tecnici e dirigenti, o dai compagni: Dino Sani, ad esempio, fu maestro di Rivera, Benito Lorenzi di Mazzola; ma non furono promossi sul campo solo da campagne mediatiche o da entusiasmi tifosi. Giovinco, che ha tutti i numeri di un fuoriclasse (ma non proprio quelli di un atleta: altezza 164 cm, peso 59 kg) stanno frettolosamente rischiando di bruciarlo "verde", buttandolo nella mischia di Campionato e di Champions senza averlo aiutato a crescere nella fatica e nell'esperienza. Dirà qualcuno: ecco il solito anzianotto che parla di gavetta, sacrifici, sudore e lacrime. Proprio così: il calcio ha i suoi segreti, e quello della forza è fondamentale. Ricordate il classico motto olimpico? Citius, Altius, Fortius: più veloce, più alto, più forte". Ma fin qui avrei fatto soltanto un predicozzo più o meno inutile. Il calcio ha bisogno anche di astuzia, di una sana cattiveria. Di un mix perfetto fra muscoli e intelligenza. Ma soprattutto di modestia. E di questo passo, a Giovinco la modestia non la insegnerà nessuno. Rischierà di sentirsi divo prima di esser diventato un normale esperto valido professionista. Così - caro Ferrara - rischieremo davvero di perdere un campione. Ma sia ben chiaro: se davvero la "Formica atomica" riuscisse a esplodere domani, smentendo il mio punto di vista, ne prenderei atto con grande soddisfazione. Solo chi non dice, non sbaglia. Posso invocare augusti precedenti. Ricordate Brera e l'Abatino Rivera?