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Scrivere di piccole cose di casa e della propria ricerca interiore

Guido Mocellin mercoledì 26 gennaio 2022
Lo scorso aprile 2020 fa avevo segnalato la serie di post che Gaia De Vecchi, sul blog “Moralia”, stava dedicando al come «abitare diversamente» la casa (si era verso la fine del primo, severo lockdown), apprezzandone tra l'altro la qualità di toccare grandi questioni muovendo dai piccoli gesti domestici. Ho trovato una qualità simile leggendo il post “Carta velina” ( bit.ly/3G0anfj'' target='_blank'>bit.ly/3G0anfj' target='_blank'>https://bit.ly/3G0anfj ) con il quale Antonella Cattorini Cattaneo, docente in un liceo lombardo e storica dell'arte, ha inaugurato su “Settimananews” una sua serie dal titolo: “In casa, le cose”. La carta velina è quella che incontra la singolare preferenza dell'autrice quando si accinge a incartare un regalo. «Probabilmente ha a che fare con la trasparenza dei fogli: il regalo è fin da subito annunciato e in parte intravisto da chi lo riceve». Tale incarto funge da leggera separazione «tra l'oggetto donato e i soggetti che, grazie al dono, possono farsi più vicini»; «aiuta a capire» se dietro al regalo si nascondono «sorprese infelici» (doni fatti per interesse, per obbligo, per appagare chi dona); nutre la speranza che «quando quella carta si stropiccia» e appare il dono, «affiori una voce che sappia rivelare gratitudine, prima nel cuore e poi sulle labbra, come accade quando un Grande Donatore si presenta nella nostra casa». Nelle parole introduttive all'intera serie – che si direbbe scritta pensando a pagine stampate, più che a pagine digitali – Cattorini Cattaneo spiega di voler parlare di «piccole cose che si trovano in casa perché ancora meglio possiamo abitarla» e rivela che gli oggetti di cui scrive l'hanno accompagnata anche «nella ricerca della casa interiore». Come lei stessa dichiara, c'è in effetti «un sentire religioso in queste righe», che rimanda alla presenza della casa nelle preghiere dei salmi. «La sapienza biblica ci invita in percorsi tra case diverse», anche quelle meno accoglienti. «La prospettiva suggerita è chiara: “Abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni”».