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Scaffale basso. Te la dò io Biancaneve. La matrigna racconta

Rossana Sisti martedì 1 marzo 2022

Dimenticate Pisolo, Brontolo, Mammolo e gli altri teneri nanetti, ciascuno con un suo tratto caratteriale, dimenticate il bacio del principe che romanticamente risveglia Biancaneve e la matrigna colpita da un fulmine caduta in un precipizio e schiacciata da un grosso masso. Dimenticate Disney. La fiaba di Biancaneve cui si ispira Addio Biancaneve (Topipittori; 28 euro), l’ultimo albo illustrato di Beatrice Alemagna, è quella pubblicata nel 1812 dai fratelli Grimm, dove di edulcorato non c’è nulla. Rileggendo il testo originario Beatrice Alemagna si è chiesta “quale fosse la verità contenuta nel racconto, chi la vittima e chi il carnefice, dove si trovasse il bene nell’idea originale dei Grimm”. Ha pensato così di ribaltare il punto di vista del testo: la voce narrante della regina matrigna le ha consentito - come spiega in una breve introduzione – “di costruire un discorso intorno ai temi della sofferenza, della gelosia e della vendetta. Prendere le parti del male per tentare di comprendere la pazzia”.

Racconta la regina, rievocando la nascita di Biancaneve, di quella dolce maternità a lei negata, di una giovinezza svanita e di un amore sempre sognato e mai provato. Un cuore spezzato e indurito quale odio e quale malvagità può generare? E così scopriamo che bellezza, superbia, prepotenza e invidia sono un mix criminale che divorano il cuore e producono la storia terribile che conosciamo. Dove la gelosia e il risentimento si alimentano della bellezza altrui, dolorosa e frustrante il cui confronto non dà tregua, consuma e non lascia scampo: morire o uccidere. Uccidere la rivale colpevole di essere giovane e bella, ma inconsapevole e inconsistente, e pure lei violenta e determinata a mettere in atto la propria crudele e plateale vendetta. Chi è la vittima e chi il carnefice, si chiede Beatrice Alemagna, le cui tavole sono emotivamente forti, dipinte a tinte fosche, con figure sgraziate e volti quasi sfigurati dal tumulto delle passioni. Immagini inquietanti che producono nel lettore quel tuffo al cuore che si provava da bambini ogni volta che una fiaba conduceva nei territori oscuri della paura. Dai 15 ai 99 anni

Davanti alla copertina di questo silent book firmato da Davide Calì e Tommaso Carozzi per le edizioni Kite (18 euro) il pensiero corre a quell’invasione di rane e ranocchi prefigurata da David Wiesner in “Di Martedì”. Undicesimo comandamento però adotta atmosfere più fosche e inquietanti, con le tavole nei toni del grigio realizzate a matita,per raccontarci l’invasione massiccia di decine di balene e capodogli che solcano i cieli della affollata e trafficata metropoli ( citazione evidente) di Melville.

La gente osserva: chi allibito, chi terrorizzato, chi appena incuriosito ma pronto a scattare una foto o girare un video con il cellulare, chi indifferente. La tv informa dello strano fenomeno come si annunciano le previsioni del tempo mentre nei palazzi del potere i generaloni progettano la controffensiva militare. Si schierano carri armati fiocinatori e truppe di balenieri che scatenano una guerra devastante. Convinti di aver eliminato l’invasore e risolto il problema i generali se la ridono. E se, come Moby Dick insegna, fosse invece solo l’inizio della fine? Mai sfidare la natura. Dai 15 anni

Voleva fare l’attrice da bambina, Maria. E di colpi di teatro ne ha regalati parecchi. Da medico però, che ben presto ha capito essere la sua vera passione. Realizzata con la caparbietà incoraggiata dal padre che le ha insegnato a lottare quando si vuole qualcosa. Entrata a medicina nel 1891 in tempi in cui alle donne questa carriera era fortemente osteggiata, Maria Montessori un’eccellenza della medicina lo è diventata per davvero. Donna geniale, femminista anticonformista al fianco delle donne a rivendicare il diritto di voto, spinta da un forte e generoso slancio nell’aiuto alle donne e ai figli malnutriti e malati dei poveri Maria Montessori si laurea con la determinazione di dimostrare di valere quanto e anche più di un medico uomo.

E ce la fa alla grande, occupandosi prima dei bambini ritardati, quelli che all’epoca si chiamavano idioti o deficienti, poi con quelli delle famiglie povere del quartiere degradato san Lorenzo di Roma, dove organizza per loro una casa- scuola, un asilo sui generis arredato con cura e su misura dei più piccoli dove i bambini possono giocare e muoversi in libertà, sperimentando, facendo da soli. Maestri di se stessi. Affinando così un metodo di rivoluzionario in cui il bambino è al centro della propria educazione, che avrebbe esportato in tutto il mondo. E che nel mondo l’ha resa famosa. Aiutiamoli a fare da soli. Maria Montessori si racconta è la sua storia scritta per Editoriale Scienza nella collana “Donne nella scienza” da Teresa Porcella. Dai 13 anni