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Saremo più capaci di offrire o chiedere aiuto all'altro?

Maria Romana De Gasperi sabato 16 maggio 2020
Non sappiamo neppure quale sia il suo nome esatto. Non ne conosciamo l’aspetto, la forma certa, il colore che prende sul viso di chi sta distruggendo senza lasciare la sua firma mortale. Sfugge, lascia tracce insufficienti a chi vorrebbe fermarlo, quasi un gioco terribile tra la morte e la vita. E il nostro mondo continua la sua via nell’universo trascinando con se le voci di pianto, di dolore, di
desiderio di pace e di vita. Questo virus inaspettato ha la forza infinita di rovesciare le nostre vite, di farci cambiare programmi già pronti da anni e riflettere sul valore della vita e la realtà della sua fine. Ora ne contiamo la parte negativa, il dolore, la pena per chi abbiamo perduto, ma quando ne avremo infine un risultato su cosa abbiamo perduto e cosa imparato cosa cambierà nel nostro giudizio sulla vita, come usarla , come spenderla, come amarla nella sua diversità? Credo che ci avrà insegnato almeno a riconoscerci l’un l’altro come capaci di offrire o chiedere aiuto, come uomini e donne appartenenti alla stessa famiglia umana che ha le medesime necessità e gli stessi sogni. Questa epidemia che non si ferma ancora ci lascerà non solo perché la scienza avrà trovato il modo di vincerla, ma perché avrà scatenato nel mondo la necessità di lavorare assieme, di usare l’intelligenza comune necessaria che distruggerà i nodi che da soli non riusciamo a sciogliere. Quasi una nuova fratellanza inaspettata in un mondo così carico di rivalità, di invidia, di lotte senza fine .Questa pandemia ci ha fatto scoprire quanta parte di bontà vive nell’animo umano e come sia facile aiutare gli altri e quanto costi poco sorridere a un malato, aiutarlo anche nell’ultimo respiro. Seguire le regole è faticoso, rinunciare alla libertà di movimento quanto vorremmo non è facile, insegnare ai giovani che la maggiore ricchezza da ricercare è dentro loro stessi non è cosa che abbiamo imparato nella nostra vita di tutti i giorni. Eppure qualcosa di serio, importante e per sempre resterà anche quando questa esperienza avrà fine. Avremo cambiato il nostro giudizio sulla realtà dei fatti, imparato a confrontarci con maggiore attenzione, riconoscere anche i nostri difetti, la nostra chiusura nei confronti della gente di altra provenienza intellettuale. Ci siamo accorti che siamo tutti uguali, con la medesima paura , la stessa pena per il dolore, lo stesso desiderio di vita e d’amore. Le ore di silenzio , la mancanza di incontri , nel primo momento ci aveva lasciato estremamente infelici, finché abbiamo imparato a parlare con noi stessi, ad ascoltare quello che sembra il silenzio ed è invece una forma di conoscenza del profondo del nostro animo. Abbiamo imparato ad ascoltare le voci lontane di chi ha bisogno d’aiuto e questo ci ha arricchito l’animo e ci ha dato programmi per un nuovo futuro.