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Santi in Rete: gioia ed esultanza se a scriverne è papa Francesco

Guido Mocellin mercoledì 11 aprile 2018
Mai avrei immaginato, 500 puntate fa di questa rubrica, che sarebbe venuto un giorno in cui avrei potuto legittimamente alzare le mani dalla tastiera e lasciare che a scrivere sull'informazione e sulla comunicazione dei cristiani in Rete – sullo stile da tenere e, con parole molto chiare, su quello da non tenere – fosse il Papa, e non rivolgendosi a gruppi particolari ma in un'esortazione apostolica sulla santità. Invece questo giorno è venuto. Tra gli altri, lo hanno sottolineato specificamente Andrea Tornielli su “Vatican Insider” ( tinyurl.com/yavlwge7 ) e Vania De Luca sul sito dell'Ucsi ( tinyurl.com/y7oyqz2l ).
Sul punto, i passaggi espliciti della Gaudete et exsultate sono tre “non”. Dapprima (n. 108) veniamo ammoniti a non lasciarci stordire dal «consumo di informazione superficiale» e dalle «forme di comunicazione rapida e virtuale», rischiando che ci portino via «dalla carne sofferente dei fratelli». Poi, più a lungo (n. 115), a non partecipare «a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale», e a ricordare che la condizione di «media cattolici» non esime dall'«eccedere i limiti» e tollerare «la diffamazione e la calunnia». Infine (n. 167) a non sovraesporsi allo «zapping costante» che viene dalla possibilità di «navigare su due o tre schermi simultaneamente e interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali», metafora del ventaglio di possibilità che la vita attuale offre al necessario discernimento.
Quanto ai «sic», non è difficile andarli a dedurre. A me suonano specialmente familiari due riferimenti trasversali all'intero documento: quello alla mitezza (molti anni fa immaginai che una giovane suora si gettasse in Rete assumendo come nickname la beatitudine evangelica, e come missione quella di pacificare i blog cattolici più infuocati) e quello alla santità «della porta accanto», giacché di quel «popolo di Dio paziente» che Francesco tratteggia (nn. 7-9) continuo a incontrare, in Rete, tanti membri.