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Santa Famiglia, l'angoscia e la luce

Ermes Ronchi giovedì 24 dicembre 2009
Santa Famiglia di Gesù,
Maria e Giuseppe " Anno C

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. (...)

Luca racconta due pellegrinaggi: quello verso il tempio di Gerusalemme e quello verso la casa di Nazaret. Sono i due poli dentro i quali dovrebbe battere il cuore di ogni famiglia, di ogni credente: le cose di Dio e le persone che ci sono affidate. Insieme vanno a Gerusalemme, insieme ritornano a Nazaret, insieme cercano il figlio. Insieme. Questo gesto sempre più raro nelle famiglie, vocazione da imparare sempre di nuovo.
«Tuo padre e io angosciati ti cercavamo», dice Maria. «Delle cose di mio Padre mi devo occupare», risponde Gesù. I genitori pensano di aver ritrovato il figlio e lui dichiara di essere figlio di un Altro. Passaggio di paternità, dalla casa di Nazaret alla casa del mondo, e oltre. Il Vangelo apre dimensioni insospettate del vivere, varca soglie, è una finestra di luce, è offerta di altra alleanza, dove tutti sono fratelli e la mia famiglia è l'intera famiglia umana. Al Vangelo, allora, non chiederò consigli spiccioli su come si conduca una famiglia, ma idee-forza per la dilatazione della vita.
Famiglia santa quella di Nazaret eppure non le è risparmiata l'angoscia: «Angosciati ti cercavamo». Dialogo pacato, senza risentimenti, senza accuse, che sa interrogare e ascoltare. Famiglia santa, eppure figlio e genitori non si capiscono; Maria e Giuseppe sono profeti, visitati da angeli e visioni, eppure non comprendono ciò che accade nella loro stessa casa. Da questa famiglia santa eppure imperfetta, santa e limitata, scende come una benedizione, una consolazione, un conforto per tutte le nostre famiglie con tutti i loro limiti. Neppure la migliore delle famiglie è esente dall'incomprensione e dalla crisi.
«Ma essi non compresero le sue parole». Come tutti i figli adolescenti, Gesù afferma la propria autonomia. Maria e Giuseppe come tanti, come tutti i genitori, sentono che alla fine i figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, alla loro missione, ai loro amori, alla loro vocazione, ai loro sogni, persino ai loro limiti.
«Perché ci hai fatto così?». C'è un dolore che pesa sul cuore, eppure i tre si accettano di nuovo: «Gesù scese con loro, venne a Nazaret e stava loro sottomesso». L'incomprensione non ferma tutto, ci si rimette in cammino anche se non tutto è chiaro, anche se non ho tutto capito. Si cammina anche nella sofferenza, meditando, conservando, proteggendo nel cuore, come santa Maria, gesti e dolori, parole e domande, con un atto di fede negli altri, finché un giorno si dipani il filo d'oro che tutto illuminerà e legherà.
(Letture: Primo libro di Samuele 1,20-22.24-28; Salmo 83; Prima lettera di Giovanni 3,1-2.21-24; Luca 2,41-52)