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San Bernardo e i cani, il creato da soccorrere

Gloria riva giovedì 20 agosto 2015



Si chiamava Colle del Monte di Giove, il più celebre passo alpino della storia d’Italia, quello del Gran San Bernardo. Vi passò anche Napoleone con le sue truppe deciso a conquistare l’Italia. Il cambio del nome è dovuto a un Arcidiacono, San Bernardo di Mentone o di Aosta. Il Santo, imparentato con la regina borgognona Ermenegilda e originario di Aosta, divenne famoso per la sua predicazione. Testimone dei pericoli del passo e dei pellegrini che, travolti dalla bufera o da piccole valanghe, gemevano sepolti dalla neve creò, proprio sulla cima del monte per facilitare il transito, un ostello dove collocò alcuni seguaci. Nacquero i canonici agostiniani di San Bernardo che, in compagnia dei loro cani da montagna, divennero gli angeli custodi del valico, salvando innumerevoli persone. Li ritrasse, nel XIX secolo, il pittore John Emms, cogliendo i frati pronti ad uscire per la loro missione. I molossoidi che li accompagnano sono ormai universalmente conosciuti come i cani San Bernardo e devono il loro nome proprio al santo il quale, sperimentata bontà e la forza di questi animali, li adottò come soccorritori, addestrandoli. Una tela s’intitola Soccorso e vede due frati pronti a sfidare la bufera per raggiungere i bisognosi. Sono preceduti dai loro cani, uno dei quali porta la proverbiale borraccia con il brandy. Nonostante questa sia l’attributo immancabile per il San Bernardo, pare che il suo utilizzo per il soccorso sia una fatto leggendario. In realtà questa era una sorta di logo, di segno di riconoscimento: i cani con la borraccia di liquore erano certamente i cani di San Bernardo e quindi i cani della salvezza.
Una tela, curiosissima, dal titolo La fede di San Bernardo, ci permette di entrare in una cella del rifugio. Vediamo il monaco di spalle che sta accudendo il mal capitato di turno, avvolto dalle coperte. Di costui vediamo solo la mano inerme appoggiata sulla coperta. Un cane in primo piano osserva alcuni pezzi di legna e le pinze per il camino, indizi del pronto soccorso avvenuto. Quello che fa meraviglia, però, e che rende ragione del successo di questi animali, è che l’altro cane a fianco del frate volge lo sguardo al crocefisso, quasi innalzando una muta preghiera. Oggi la salvaguardia del creato e l'amore per gli animali sembra prerogativa di gruppi che rivendicano la loro laicità, eppure sono moltissimi i santi che hanno amato gli animali. San Francesco, il più celebrato, non è che la punta di un iceberg: prima e dopo di lui, da san Romualdo a san Giovanni Bosco, da San Vito a Padre Pio, gli animali hanno accompagnato il cammino di santità dei cristiani soccorrendoli in ogni modo ed essendo da loro soccorsi.
Pochi sanno che esiste addirittura un cane, di nome Guinefort di Borgogna, venerato come Santo, nei confronti del quale la Chiesa ha faticato per proibirne il culto. Tra i cani di montagna poi, celeberrimo è Barry, un san Bernardo che in epoca napoleonica salvò una quarantina di persone dall’assideramento e che ora è imbalsamato a Nussbaumer (Svizzera). Insomma il colle del gran San Bernardo (come il colle del piccolo San Bernardo), e il cane san Bernardo testimoniano che le radici cristiane d'Europa sono un fatto e non una teoria maturata nella mente di pochi desiderosi di affermare la loro fede.
ImmaginiJohn Emms, La fede di San Bernardo, olio su tela, XIX sec. Collezione Privata John Emms, Il soccorso, olio su tela, 1913. Collezione Privata