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Rosmini il teologo delle cinque piaghe

Gianni Gennari sabato 29 maggio 2021
Nato nel 1797 a Rovereto, Antonio Serbati Rosmini si laurea in filosofia e teologia nel 1822. Da un anno è prete. Con Niccolò Tommaseo ha messo su la “Società degli amici” per l'incontro tra la fede e la cultura del tempo in ebollizione dopo la Rivoluzione francese, l'ascesa e la caduta di Napoleone, la restaurazione di Vienna e i fermenti nazionali. Per recuperare il terreno progetta una Grande Enciclopedia umanista e cattolica, replica di quella dei “Lumi” ormai culturalmente e politicamente spenti. Studia dalla filosofia alla linguistica, dal diritto alla pedagogia, e intanto fa il prete tra la sua gente di Rovereto. A 31 anni fonda un suo Istituto della carità, presso Domodossola: nascono i padri “rosminiani”. Ha stretto forte amicizia, profonda e creativa con un certo Alessandro Manzoni: si vedono tutte le domeniche, ragionano su fede e cultura, Vangelo e letteratura, filosofia e teologia, religione e politica. Lo chiamano spesso a Roma fino dai tempi duri di Pio VII e fa amicizia con l'abate Mauro Capellari, futuro Gregorio XVI. Nel 1832 scrive un trattatello, Delle cinque piaghe della Chiesa, che per prudenza pubblica solo nel 1848. Ormai è famoso, va dovunque, scrive di scienza, diritto, antropologia, politica. Raduna attorno a sé discepoli di idee moderne, con aspirazioni di riforme vere sia nella società che nella Chiesa. Grandi scontri: i gesuiti lo trovano rigorista e giansenista, Gioberti lo trova rivoluzionario e incendiario. Arriva il 1848, tutto pare in movimento e allora pubblica Le cinque piaghe per la Chiesa e La Costituzione secondo la giustizia sociale per gli Stati, con appendice esplicita sull'unità d'Italia. Carlo Alberto lo incarica di andare da Pio IX per convincerlo a partecipare a una Lega italica contro l'Austria e arrivare a un Concordato della Chiesa con il nuovo Stato sabaudo. Comincia benissimo, accolto con grande onore, si parla di un suo imminente cardinalato, ma poi tutto precipita. A piazza della Cancelleria ammazzano Pellegrino Rossi, ministro di Pio IX, suo principale alleato, i piemontesi premono, a Roma è l'anarchia della “Repubblica romana”, il Papa scappa a Gaeta, chiama le truppe straniere che lo fanno rientrare a Roma, ma chiude ogni spiraglio al nuovo. Rosmini non serve più? Peggio: nel 1849 il Sant'Offizio lo mette sotto processo, soprattutto per quelle Cinque piaghe e La Costituzione secondo la giustizia sociale: questo vuole distruggere tutto, la Chiesa e le monarchie! Si ritira a Stresa, studia e incontra gli amici. Tra altri a Manzoni si è aggiunto Gustavo di Cavour, fratello di Camillo. Critica anche la politica laicizzante del Piemonte e si fa nemici anche laicisti e anticlericali, mentre dura e si intensifica l'attacco della Curia contro le sue idee riformiste. Tutti i suoi scritti vengono sottoposti al Tribunale dell'Indice e il fuoco di fila dei nemici continua. È logorato dalla fatica: circondato da amici illustri, tra cui il Manzoni, muore a Stresa (1 luglio 1855) a 58 anni. Dopo 33 anni, nel 1888, a Roma gli condannano 40 proposizioni di carattere teologico e giuridico-sociale. Avrà sorriso, dal Paradiso. Resta un campione di pensiero e di vita, principe del filone cattolico liberale, aperto alla modernità, capace di sintesi tra libertà e verità, coscienza e fedeltà, persona e diritto, libertà e Stato. In campo teologico la sua indicazione delle Cinque piaghe, con il richiamo al distacco della Chiesa dalle lotte politiche, alla responsabilità dei laici, alla povertà vera del clero, alla liberazione di tutto ciò che è Chiesa dalle intromissioni del potere politico e degli affari di mondo, resta uno dei filoni su cui si è avviato il Vaticano II, ancora a fatica. È uno dei padri della Chiesa moderna alle soglie del terzo millennio, e nel campo delle idee i suoi concetti di persona sociale, proprietà in vista del bene comune, Stato solo un mezzo al servizio delle persone e dei corpi sociali armonizzando pubblico e privato, restano modernissimi. Da sottolineare la sua lotta contro la statolatria e contro ciò che chiamava «perfettismo», culto di un'utopia astratta di società perfetta.