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Ritocchi in vista sulle pensioni ai figli studenti

martedì 30 settembre 2014
   ​Il governo intende intervenire sulle pensioni di reversibilità, per migliorare  le regole che garantiscono l'assegno ai figli superstiti e studenti. Occorre  prendere atto che le attuali disposizioni sui requisiti dell'età (ora limitata  a 26 anni) e dello status di studente non riflettono l'evoluzione della  formazione accademica nel corso degli ultimi anni. Le regole, di vecchia  data e tuttora applicate dall'Inps, rischiano di estromettere dalle tutele  della previdenza un'ampia fascia di famiglie con figli studenti, più di  altre in difficoltà a causa del decesso del capofamiglia. L'intervento  del ministero ha preso spunto dal caso (segnalato anche nel corso di un  recente question time alla Camera) di uno studente orfano al quale l'Inps  ha rifiutato la pensione per la mancanza formale dei requisiti richiesti.  Lo studente, non ancora ventiseienne, alla data del decesso del padre non  era formalmente iscritto ad una scuola oppure ad una università. Avendo  infatti iniziato il percorso universitario, aveva già conseguito con profitto  la laurea triennale e, avvenuto il decesso del genitore nel corso dei mesi  successivi, si apprestava a completare le formalità necessarie per potersi  iscriversi alla laurea specialistica in lingue straniere presso un'università  non italiana. Dunque fra il primo e il successivo corso accademico non  risultava come "studente". La disponibilità del ministero del Lavoro ad  un adeguamento della materia dovrà fare i conti con l'inevitabile ostacolo  dei fondi necessari. È prioritario, tuttavia, assicurare il pieno diritto  allo studio e alla formazione dei cittadini. Il ministero intende procedere  attraverso una direttiva che interpreti l'evoluzione delle norme, verificando  anche la ricaduta economica di questa operazione. Qualora la via amministrativa  non fosse praticabile, sarà necessario predisporre un intervento legislativo  ad hoc, corredato da una adeguata copertura finanziaria. Un più generale  ritocco, sostanzioso, alle pensioni di reversibilità è stato già proposto,  con diverse iniziative parlamentari, per collegare gli importi mensili  ai redditi dei beneficiari in senso più favorevole. Ad esempio, una maggiore  cumulabilità della pensione con altri redditi, ecc. Si tratta anche di  superare le penalizzazioni subite dai coniugi che possiedono redditi propri  e che non si sottraggono dal dichiararli all'Inps in maniera trasparente. Indennità integrativa. La Corte costituzionale - sent. 227 del 26 settembre  scorso - conferma la legittimità dell'indennità integrativa speciale al  60% (come per la pensione) anche sulle cause che erano in corso alla data  d'introduzione dell'indennità in misura ridotta.