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Rischiare la felicità

Laura Bosio mercoledì 28 novembre 2012
Possiamo scoprire qual è il nostro destino? Di questo argomento, apparentemente irresolubile, parla Joseph Campbell nei suoi Percorsi di felicità. Mitologia e trasformazione personale, sorta di mappa grazie alla quale orientarsi, attraverso il mito, nel viaggio della vita. Campbell non finge di ignorare che «essere benedetti dall'accidente del denaro» non sia un vantaggio. Ma il denaro non è quello che davvero conta, per quanto sia fondamentale (come sa chiunque abbia provato a esserne privo). «Persone senza denaro», tiene a ribadire, «spesso hanno il coraggio di mettere a repentaglio la propria vita e di perseguire le proprie scelte fino in fondo». È un po' quello che fa l'eroe, entrando nel regno dell'avventura, per arrivare a una forma di realizzazione simbolica e tornare poi alla vita normale. A volte, per riuscire nell'impresa, occorre voltarsi indietro e guardare l'intreccio della nostra esistenza, dove c'è stata una “chiamata” a cui non si è prestato attenzione, oppure una sfida a cui si è sfuggiti. Impossibile? Illusorio? Può darsi. Ma il viaggio dell'eroe resta comunque uno dei modelli universali, anche se a compierlo è un “antieroe” come Don Chisciotte. Non rischiare, per paura di fallire, è una possibilità. Ma ce n'è anche un'altra, dice Campbell: quella di rischiare la felicità.