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Ricomincia la scuola Cominci lo sport

Mauro Berruto mercoledì 18 settembre 2019
Questa mattina è suonata la campanella anche in Puglia, l'ultima delle nostre regioni a iniziare il nuovo anno scolastico, dopo un periodo estivo di grandi tensioni, politiche e sociali. I nostri ragazzi sono tutti sui banchi e, almeno virtualmente, faranno conoscenza con un nuovo ministro da cui si attende una nuova visione del mondo della scuola, all'interno della quale si auspica che lo sport possa trovare spazio come strumento educativo. Mi sono occupato di sport professionistico per tanti anni e ho sempre cercato di raccontarlo come un'opportunità di crescita personale, nonostante le esasperazioni legate all'agonismo. Tuttavia lo sport altro non è che la ridefinizione, per adulti, di quel gioco che ci accompagna fin dalla prima infanzia, parentesi della nostra vita in cui ciò che facciamo per divertimento è unito a ciò che facciamo per necessità. Un genitore che regala un gioco ad un bambino lo sa bene: l'oggetto scelto non devo solo divertirlo, ma aiutarlo a crescere e a scoprire il mondo.
Quanta serietà c'è nel giocare di un bimbo! Per gli adulti, invece, il gioco è una cosa più complessa che prevede un risultato finale, che arriva a influenzare ruolo, status, prestigio sociale. Il gioco degli adulti è uno strumento che aiuta a comprendere la cultura di un popolo: una partita di basket sul cemento di un playground nel Bronx ci dice molto della società americana, così come una partita di calcio contribuisce a far luce su noi italiani. Ma allora lo sport (ovvero il gioco degli adulti) come interagisce rispetto ad altre attività umane? Sport e scuola, per esempio, sono in rapporto di interazione o di contagio? Interazione e contagio hanno una evidente carica semantica, rispettivamente di positività e negatività, ma considerare lo sport come ontologicamente buono o cattivo è un'ipocrisia. Purtroppo c'è ancora chi considera l'attività fisica come qualitativamente inferiore a quella intellettuale: la mente (come sostenevano, per esempio, Platone o Cartesio) sarebbe superiore al corpo e scienziati, filosofi, politici, poeti, letterati avrebbero un presunto diritto di superiorità nei confronti di chi usa il corpo come strumento della propria professione.
Tuttavia la cultura è un concetto molto ampio che riguarda conoscenze, credenze, arte, morale, diritto, costumi e qualsiasi altra capacità acquisita dall'uomo come membro di una società e tra queste capacità ci sono, a pieno titolo, il gioco e lo sport. Perché se un ragazzo si allena per tre ore al giorno insegnanti e genitori si preoccupano molto, ma se quel ragazzo passa lo stesso numero di ore a esercitarsi sul violino o sul pianoforte viene apprezzata la sua sensibilità artistica e si presume che la sua cultura ne avrà beneficio? Il problema non è se lo sport è buono o cattivo in sé, ma piuttosto se è fatto bene o male. Migliaia di pagine di letteratura scientifica dicono che una delle prime forme di intelligenza è nel movimento: un neonato non impara forse a conoscere il mondo a gattoni? L'utilizzo del corpo, il suo allenamento e il miglioramento delle qualità motorie contribuiscono allo sviluppo di un giovane esattamente come leggere libri, danzare, disegnare, viaggiare e visitare musei.
Molti genitori si arrabbiano se i loro figli sono svogliati a scuola, ma non se ne accorgono o, peggio, li giustificano se questo succede in palestra. Quasi nessuno si preoccupa se il proprio ragazzo arriva qualche minuto in ritardo all'allenamento, ma lo stesso fatto non viene perdonato se si tratta di scuola. Basta ipocrisie: se un giovane è preciso, ordinato, puntuale, rispettoso in palestra lo sarà anche a scuola e viceversa. Come diceva nel film "L'Attimo fuggente" il professor Keating, portando i suoi studenti in cortile a calciare un pallone recitando versi di poesie: «Lo sport è l'occasione in cui altri esseri umani ci spingono ad eccellere». Mettiamocelo in testa: anche l'ora di educazione fisica serve a far diventare migliori i nostri ragazzi!