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Redditi in calo, allarme Ue

Vittorio Spinelli sabato 24 dicembre 2005
Nel 2005 i redditi degli agricoltori sono diminuiti. Molto diminuiti, tanto da destare l'allarme dell'Ue e delle organizzazioni di settore. Intanto però, la stessa Europa ha dovuto fare i conti con un bilancio quasi strappato alla politica e non certo entusiasmante. Eppure, l'agricoltura «tira avanti», conquistando come al solito qualche primato. Vediamo i redditi. Secondo i dati preconsuntivi Eurostat per il 2005 - ripresi da Confagricoltura - il reddito agricolo per occupato, in termini reali, è calato, nella media Ue a 25, del 6,3% rispetto al 2004. Ovviamente, si tratta di un dato che deriva dall'insieme di 25 agricolture diversissime fra di loro. Gli agricoltori italiani, per esempio, hanno dovuto sopportare una calo del 9,6%. Per altri Paesi è andata ancora peggio: per l'Ungheria si registra una flessione di -19,3%, per la Slovacchia -14,9%, per la Spagna -12%. Ma non basta, perché se si guarda agli indici di andamento dei redditi dal Duemila a oggi, la situazione peggiora ulteriormente: in Italia da 100 si è scesi a 85,6.
Viceversa, viene fatto notare, l'indice medio europeo sale del 4% circa. Insomma, lo Stivale verde non sembra abbia ottenuto prestazioni comparabili con quelle del resto d'Europa. Intanto, l'Ue ha faticosamente approvato un bilancio che tutti definiscono quantomeno «brutto». Stretti fra l'esigenza di far crescere e difendere l'Europa, anche agricola, e quella di fare i conti con una borsa sempre più vuota, i governanti dei 25 hanno fatto poco. Paolo Bedoni, al vertice di Coldiretti, ha per questo commentato: «Per quanto riguarda l'Unione Europea, di rilevante c'è solo il fatto positivo ed evidente che un bilancio alla fine si è messo insieme. Certo l'Europa avrebbe bisogno di ben altro che un compromesso arrangiato e striminzito». Mentre la Cia ha parlato di un accordo che pone problemi non secondari alla nostra agricoltura e alle sue possibilità di crescita e di sviluppo. Ciò che vivono i campi, quindi, sono una chiusura e apertura d'anno piuttosto neri. Anche se - comunque e ad ogni costo verrebbe da dire - i primati vengono raggiunti lo stesso. Secondo l'Italian Wine & Food Institute, per esempio, a ottobre è proseguito il positivo trend delle importazioni USA di vini italiani che sono arrivate alla bella cifra di un milione e 626mila ettolitri per un importo di 790,92 milioni di dollari. Mentre una nota casa vitivinicola piemontese è arrivata a un fatturato record da 100 milioni di euro. Secondo l'Associazione Italiana Allevatori, invece, «l'allevamento nazionale ha ritrovato progettualità e sinergie, premesse per un solido rilancio economico del settore che, con quasi il 40% della Plv agricola italiana e circa 400 mila occupati» conta molto per l'intero sistema. Poi, però, c'è tutto il resto. Ci sono gli avicoltori con le celle piene di polli invenduti, ci sono gli orticoltori e i frutticoltori che fanno i conti con decrementi di vendite spesso a due cifre. Vedremo cosa accadrà nel 2006.