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Realtà «aumentata» con le nuove tecnologie: non è disincarnata?

Alfonso Berardinelli sabato 27 novembre 2010
Sul numero 5 di "Vita e Pensiero" trovo un articolo di Pier Cesare Rivoltella, docente di Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento, nonché di Didattica generale, Metodologia della ricerca didattica, dell'innovazione educativa e dell'integrazione sociale. Il campo delle sue competenze è tale che trovo difficile restare indifferenti. Qui poi l'apprendimento è messo a confronto con le nuove tecnologie, la loro utilità e i loro rischi. Per il futuro del genere umano e della sua identità antropologica, si tratta di un incrocio pericoloso. Il futuro sarà infatti vissuto e costruito dai bambini di oggi e i bambini di oggi dipendono per il loro funzionamento mentale, psichico, nervoso e motorio dall'uso di strumenti informatici: da tutto ciò che essi offrono, promettono, oppure tolgono.
La cosa più importante che tolgono sono i giocattoli materiali e i giochi di strada (sostituiti dai videogiochi), la curiosità per gli altri in carne e ossa, per l'ambiente, gli animali. Il professor Rivoltella nota qualcosa di vantaggioso nella recente rivoluzione dei media. Si è passati dalle profezie anni Novanta sul "virtuale" come mondo parallelo a un tipo di protesi informatica (smart-phone, i- Pad ecc.) che invece di sottrarci alla realtà intensificano la nostra presenza e attività in essa. Alla realtà virtuale è succeduta perciò una realtà aumentata: «invece di invitarci a uscire dal mondo verso altri mondi, i media hanno deciso di entrare loro nel nostro (") protesi in grado di arricchire la nostra capacità di produrre e scambiare informazioni e di fare comunicazione».
Non riesco a reprimere un dubbio. Non credo che si tratti, come scrive Rivoltella, di soppesare l'«utilità effettiva» della realtà aumentata, ma di chiedersi se la realtà governata da questi media sia aumentata o invece mutata: diminuita, impoverita, smaterializzata. Se così fosse avremmo a che fare con un'esperienza "disincarnata" e con l'illusione di un'onnipotenza conoscitiva e comunicativa.