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Quote latte, addio tra le incognite

Andrea Zaghi sabato 26 ottobre 2013
Cosa accadrà nel mondo del latte nel 2015? Domanda d'obbligo e importante, alla quale occorre rispondere adesso e non tra due anni. Perché proprio il 2015? In quell'anno - esattamente il 31 marzo - le quote latte verranno definitivamente messe nel cassetto. Si tornerà, cioé, ad un mercato senza tetti produttivi. Verrà messa la parola fine all'era dei controlli sulle quantità prodotte e delle multe. Una svolta che arriva dopo una vera "guerra del latte" e anni di ristrutturazioni del settore che hanno portato il settore lattiero bovino a meno di 40mila allevamenti.Chiedersi adesso che cosa accadrà è importante, perché dalle scelte dei produttori dipenderanno i futuri equilibri di mercato, il prezzo del latte stesso e le possibilità di crescita del comparto che fra l'altro deve fare i conti con una redditività già oggi in diminuzione. Di questo si parla a Cremona, nel corso della Fiera internazionale del bovino da latte iniziata ieri. Anzi, nell'ambito della decima edizione degli Stati generali del Latte, che si svolge oggi proprio a Cremona, dovrebbero fra l'altro emergere i risultati di un'indagine Ismea sulle intenzioni degli allevatori italiani dopo l'abolizione delle quote.Di fronte ad un cambiamento di questo genere, stando a ciò che si sa già dei risultati dell'indagine, sta emergendo un atteggiamento di prudenza: le imprese non sembrano avere intenzione di modificare la propria struttura produttiva e solo una su quattro dichiara di voler aumentare la produzione. Lo scenario più temuto pare essere quello di una maggiore concorrenza, soprattutto estera, che implicherebbe il calo del prezzo del latte e problemi di redditività e quindi di sopravvivenza per le aziende del settore, specie di piccole-medie dimensioni. Uno degli eterni problemi dell'agricoltura nazionale -le dimensioni economiche delle imprese - tornerebbe così alla ribalta, obbligando produttori e associazioni a fare i conti con la necessità di arrivare in tempi brevi a nuove aggregazioni.Ma il comparto bovino da latte, intanto, non è stato fermo. L'evoluzione c'è stata, non solo dal punto di vista economico. Sempre a Cremona si parlerà molto delle tecniche ormai piuttosto diffuse per accrescere il benessere animale. Gli allevamenti italiani si sono adeguati alla direttiva europea sul tema evitando le sanzioni che sarebbero scattate dal 30 giugno scorso. Sanzioni che, fra l'altro, avrebbero riguardato non solo i bovini ma anche i suini e gli avicoli. Un traguardo raggiunto a costo di forti sacrifici economici, come la ristrutturazione dell'intero settore bovino da latte a seguito delle quote. Ecco perché Antonio Piva, presidente della Fiera cremonese, ha sottolineato che «gli allevatori hanno sostenuto investimenti non indifferenti per adeguarsi alle direttive europee mentre si attendono interventi strutturali del governo a sostegno di un settore trainante come l'agroalimentare che rappresenta il 14% del Pil nazionale».