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Quota 100 con il cumulo Inps e Vaticano

Vittorio Spinelli giovedì 26 settembre 2019
L'applicazione nel Fondo Clero della pensione flessibile con Quota 100 inciampa in un ulteriore ostacolo. È lo stesso Inps che da diversi mesi si frappone al diritto dei sacerdoti interessati, peraltro cadendo in una serie di contraddizioni e di disparità di trattamento che non trova giustificazioni. E questo non per effetto di normative o disposizioni emanate sul punto, ma semplicemente perché l'Istituto sembra ignorare la stessa esistenza del Fondo Clero. La sgradevole situazione in cui si trova il clero interessato (ma sarà interessante vedere l'esito di alcuni ricorsi alla reiezione delle domande) include ora anche i casi di domande di pensione Q100 raggiunta con il cumulo di contributi diversi. La recente circolare n. 117 precisa infatti che il requisito di 38 anni di versamenti e 62 di età può essere perfezionato anche con i contributi accreditati all'estero (grazie ai Regolamenti dell'Unione europea) oppure nei Paesi – e tra questi anche il Vaticano – che sono legati all'Italia da una convenzione previdenziale. In questi casi è possibile totalizzare i diversi contributi a patto che i versamenti effettuati in Italia coprano almeno 52 settimane. I periodi esteri sono valorizzati nella gestione previdenziale che assicura il calcolo della pensione più favorevole. L'applicazione di questo criterio coinvolge non solo il Fondo Clero ma anche tutte le altre gestioni dell'Inps i cui assicurati possiedono contributi versati al Fondo pensioni vaticano ma non coincidenti tra loro. Inoltre, i contributi vaticani possono essere calcolati anche se sono stati già utilizzati per una pensione del Fondo vaticano, a patto che non sia una pensione raggiunta grazie al convenzionamento con l'Italia. In sintesi un pensionamento già avvenuto all'estero non preclude Q100 in Italia, mentre la vieta una pensione liquidata in convenzione. Come ulteriore criterio generale, l'Inps precisa che, poichè Q100 richiede la cessazione del rapporto di lavoro dipendente, la cessazione dell'attività lavorativa all'estero è equiparata alla cessazione del lavoro in Italia. Il nuovo cumulo con i contributi in Vaticano potrebbe accelerare l'uscita fra i circa 1.500 dipendenti dello Stato pontificio (senza distinzioni tra laici ed ecclesiastici) che, secondo alcune previsioni, si trovano nelle condizioni di cessare l'attività nell'arco dei prossimi dieci anni.