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Quella preghiera «sputata» e l'abbraccio a cui ci si affida

Gianni Gennari martedì 27 gennaio 2015
“Giorno della Memoria”: “Domenicale” del “Sole 24Ore”. Sergio Luzzatto da “Se questo è un uomo” con Primo Levi su una «selezione» ad Auschwitz: gli aguzzini hanno scelto chi inviare subito nel «camino»… Poi «Dalla mia cuccetta… si vede e si sente che il vecchio Kuhn prega, ad alta voce(…) ringrazia Dio perché non è stato scelto. Kuhn è un insensato, non vede, nella cuccetta accanto Beppo il greco, che ha vent'anni e dopodomani andrà in gas, e lo sa...? Non sa Kuhn che la prossima volta sarà la sua? Non capisce… che nessuna preghiera propiziatoria… potrà risanare mai più? Se io fossi Dio sputerei a terra la preghiera di Kuhn». Dio che sputa a terra la preghiera dell'ebreo salvato? Luzzatto: «Queste righe contengono… l'alfa e l'omega del giudizio di Primo Levi sulla metafisica dopo Auschwitz». Quel Dio «verso il quale Kuhn eleva la sua preghiera per averlo salvato dalla selezione e magari perché torni a salvarlo una prossima volta, corrisponde al prototipo stesso del genio maligno di Cartesio». Rispetti, ma non condividi: ricordi Giobbe, il dolore, la lotta, il suo «anche se Dio mi uccidesse continuerei a sperare in Lui» (13, 15) trovato anche sulle labbra di Teresa di Lisieux alla fine della sua vita, e soprattutto ricordi un altro Ebreo, di Nazareth, che nell'estremo della sua «fine», orribile almeno quanto quella del camino, cita l'inizio del Salmo, «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato», ma poi subito ne aggiunge la conclusione, «Nelle tue mani affido il mio spirito», il soffio della mia vita. Per qualcuno, per tanti, anche dopo Auschwitz ha senso quella che Luzzatto chiama «metafisica»: fede in Dio, nel Dio che salva tutti i suoi figli che, conoscendolo esplicitamente e riconoscendolo nei fratelli, o anche riconoscendolo in essi pur senza conoscerlo (Mt. 25) si abbandonano al suo abbraccio.