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QUEL CHE SAPEVA MAISIELa dolorosa saggezza di una bimba frutto di genitori falliti

Autori Vari venerdì 27 giugno 2014
L'egoismo degli adulti visto con gli occhi di una bambina che a soli sette anni sperimenta ipocrisie, narcisismo, menzogne e manipolazioni messe in atto dai genitori. Quel che sapeva Maisie diretto da Scott McGehee e David Siegel, è tratto da un racconto di Henry James (mescolato alle esperienze personali delle due sceneggiatrici) che ambientava nella Londra di fine Ottocento quel che oggi è purtroppo una dolorosa routine: la battaglia legale per la custodia di un figlio dopo un divorzio, tra avvocati e tribunali, trucchi e colpi bassi. Maisie (la straordinaria esordiente Onata Aprile) vive a New York, sballottata tra una madre rock star (Julianne Moore, bravissima), affettuosa ma troppo impegnata a trattenere una carriera che sta inesorabilmente scivolando via, e un papà sempre in viaggio d'affari (Steve Coogan, da poco visto in Philomena), tante belle parole e pochi fatti. Entrambi, per simulare una parvenza di famiglia, sposeranno chi dovrebbe sopperire alla loro imperdonabile assenza – lui la baby sitter, Margo (Joanna Vanderham), lei un giovane e aitante barista, Lincoln (Alexander Skarsgard, una sorpresa) –, ignari che a dispetto di tutti i loro ipocriti e inutili sforzi sarà proprio la piccolaMaisie, che fino a quel momento li ha scrutati paziente e perplessa, a prendere una inaspettata decisione. Il tutto osservato ad altezza di bambino dalla piccola protagonista che con i suoi sguardi quasi sempre muti mette a nudo l'immaturità di quegli adulti che vorrebbero prendersi cura di lei e non sanno farlo. La psicologia dei personaggi è ben disegnata (quella del padre è forse la figura più meschina), ma quel che sapeva Maisie resta forse un enigma per noi: chissà cosa passa nella testa di un bambino che sperimenta ogni giorno tensioni e rifiuto. Quel che sa lo spettatore alla fine del film, dopo un insolito happy end che dovrebbe davvero far riflettere, è che a pagare il conto di famiglie ciniche e superficiali sono proprio i più piccoli, incapaci di difendersi da una violenza che la società oggi considera più che accettabile e regolabile per legge.Alessandra De Luca