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Quei miei prof al Seminario sacerdoti «irripetibili»

Gianni Gennari sabato 29 gennaio 2022
Anni '50: miei professori al Seminario Romano Minore. Preti: una squadra ideale. Per l'italiano Antonio Pongelli: di Priverno, conterraneo di san. Tommaso d'Aquino. Discepolo di monsignor Giovanni Fallani, grande esperto di Dante, e di suo capace di risvegliare il gusto della lettura e della poesia. Con certe sue letture della Divina Commedia, incantava. In terza liceo indimenticabile la sua lettura di “Idillio Maremmano” di Carducci. Trasmetteva il gusto del testo e della musica dei versi, della profondità dei sentimenti e dei risvolti storici di ogni scritto. Privilegiava l'italiano e la storia faceva da Cenerentola, ma ci dava un metodo di lettura dei testi e degli eventi. Nella classe non numerosa si creava un bellissimo clima di amicizia e complicità. Preso dalla lettura dei testi dimenticava il tempo e “sforava” sempre l'orario, tra le proteste di chi arrivava dopo di lui. Una volta mettemmo nel cassetto della cattedra una sveglia caricata per l'ora del termine. Allo squillo aprì il cassetto: sorrise, e parlò ancora un quarto d'ora…Fumava molto e poi si ammalò pesantemente, costretto a ritornare dai suoi parenti, quasi abbandonato da tutti... Per latino e greco don Francesco Cascone: malinconico, quasi timido, e gentile sempre. Aveva il culto della lettura dei testi originali e apriva ogni lezione facendo leggere a noi, tutti a turno, alcuni versetti del testo greco dei Vangeli chiedendone la traduzione. Appassionato, ma col distacco del suo carattere mite, gentile e riservato: era – lo sapemmo poi, e non da lui – tra i principali autori della traduzione in latino dei documenti papali... Per scienze, chimica e fisica c'era Don Michelangelo Alessandri, scienziato a modo suo per vocazione antica. Da ragazzo, figlio del responsabile dell'Osservatorio alpino del Monte Rosa, era salito da solo a 4600 metri, e conservava il gusto per le cose eccentriche. Sulla terrazza del Seminario ogni giorno, al tramonto, pattinava leggero recitando il Breviario. Suo un testo della Studium - “Altri pianeti abitati?” - in cui dava parere positivo, e sosteneva che per la fede cristiana non ci sarebbero stati problemi… Per la matematica c'era don Giacomo Loreti, vulcano di idee non solo didattiche, sperimentatore di apparecchi strani nella sua camera, che pareva un laboratorio a metà tra idraulico e meccanico. Girava con una Opel antidiluviana e conservava una pistola: una volta la usò perché pensava ci fossero i ladri e il buco sulla porta della sua stanza restò leggendario. Tradizionalista duro, non avrebbe poi accolto con molto favore il rinnovamento conciliare. Insegnava religione anche al liceo statale Cavour e trascinava anche gli studenti laici: noi un po' meno... Per la storia della filosofia c'era don Enrico Nicoletti, grande pensatore, capace di condurci per le vie della metafisica dei greci e della Scolastica, gran lettore di San Tommaso, ma anche di Spinoza, Kant ed Hegel, seguace della scuola neotomista, ma senza blocchi e rifiuti del pensiero moderno, in particolare Kiekegaard ed Heidegger. Aveva scritto volumi densi di pensiero e di sapienza umana e cristiana, insegnava anche all'Università del Laterano. Consulente del Sant'Offizio, fu poi oggetto anche di un'indagine del medesimo…Qualcuno ha scritto che "perse" la fede. Non vero: la sua fede fu libera e pensosa ed ebbe il culto di un genio come Tommaso d'Aquino. Tra l'altro toccò a me, quando cessò il suo insegnamento di storia della filosofia in Seminario, succedergli in quella cattedra…Gli sono grato per sempre. Ultimo, per Storia dell'arte don Goffredo Razzicchia: parlata romanesca che richiamava molto Aldo Fabrizi, prima parroco in mezzo alla periferia più abbandonata della Borgata Finocchio, estremità sudest di Roma, e poi canonico del Laterano e “parroco” del suo Battistero, accanto al Vicariato. Gusto fine di intenditore, artista anche lui ed apprezzato pittore, riusciva anche ad esprimere le sensazioni raffinate e appropriate ai capolavori che paziente presentava alla sensibilità ancora addormentata e talora pigra di noi giovanotti. Insomma: una bella squadra. Alla prossima.