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Quei bambini italiani emigrati

Goffredo Fofi venerdì 15 luglio 2016
Nell'ultimo anno del Novecento la genovese Marietti pubblicò la traduzione di un saggio di John E. Zucchi dal titolo accattivante, ma che non ebbe molta risonanza, I piccoli schiavi dell'arpa: storie di bambini italiani a Parigi, Londra e New York nell'Ottocento. Mi incuriosì, mi piacque e ne scrissi trovandovi infine una narrazione attendibile di storie che, al caso delle letture e a una forte curiosità per le storie dell'infanzia, mi avevano sempre affascinato: quelle di bambini che, per necessità, al seguito di un famigliare o “venduti” e “affittati” a dei professionisti della mendicità, della girovaganza, dello spettacolo di strada… La letteratura dell'Ottocento era piena di storie di bambini come questi, da Le due orfanelle a Piccoli uomini della Alcott, da Dickens a al (bellissimo!) Senza famiglia di Hector Malot. E mi era capitato di conoscere un adulto (italiano in Francia da decenni) che da bambino era stato “figurinista”, al seguito di parenti che in giro per l'Europa e per le Americhe vendevano statuine della cui costruzione e del cui smercio erano specialisti certi paesi dell'Appennino lucchese o parmense; mi era capitato di conoscere e intervistare ragazzini pugliesi - primi anni Sessanta - affittati per la stagione estiva dai pastori della Val d'Aosta. C'è ora un libro ampio e rigoroso che ricostruisce, da un punto di vista specificamente italiano, la storia «dell'emigrazione minorile girovaga e di lavoro dall'Ottocento ai giorni nostri» attraverso le «immagini e metafore letterarie» che ha stimolato: Adulti si nasceva di Lorenzo Luatti. Porta la prefazione di uno dei più solidi studiosi delle nostre migrazioni. Emilio Franzina, e l'editore ne è Cosmo Iannone di Isernia (www.cosmoiannone.it), che si occupa di migrazioni anche per un passato famigliare. Il richiamo alle immagini è doppiamente giustificato, perché sono tante quelle che illustrano il volume, rubate ai libri citati che sono davvero tanti, quali di motivata denuncia e partecipazione e quali ipocriti e piagnoni, quali ispirati e quali opportunistici come accade oggi più che mai nella vastissima produzione che riguarda la condizione infantile nel mondo e le sue nuove tragedie. «Adulti si nasceva», dice Luatti, e non dimentica affatto che adulti si nasce ancora, in molte parti del mondo, nella maggior parte del mondo. Anche qui, a casa nostra o negli immediati dintorni. «La disumanizzazione del sistema perdura», e se i “reclutatori” si preoccupano preferibilmente di adulti non dimenticano certo i bambini. Dalle “vecchie storie” c'è ancora molto da imparare.