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Quando la satira è anche vigliaccheria

Pier Giorgio Liverani domenica 16 settembre 2012
Tocca Maometto o il Corano e sai quello che ti succede: vedi, per esempio, la più recente reazione islamica a uno stupido film statunitense sul Profeta dell'islam. È per questo che il Fatto quotidiano, la domenica nel suo inserto ("Il Misfatto" e talvolta "Il Misfritto") e il sabato nella sua pagina di spettacoli "Secondo Tempo", si dedica a una satira che, più che volgare, è insultante e spesso blasfema. Naturalmente il suo obiettivo non è mai l'islam, ma sempre la religione e la fede dei cristiani: Dio, Gesù, l'Eucaristia, la Bibbia, i Comandamenti. Tanto i cattolici, al massimo, reagiscono con una protesta verbale o scritta. Ecco qualche pallido esempio dei contenuti di queste pagine, quasi sempre irriferibili. Domenica scorsa "Il Misfatto" ha pubblicato una «traduzione automatica» di un discorso del cardinale Ruini: «Se uno volesse vivere come insegna Cristo si sparerebbe». Il resto della "traduzione" è bestemmia. Come se non bastasse e per la pagina del sabato, il Fatto ha arruolato Paolo Villaggio, un comico che un tempo faceva ridere e che adesso si dedica a forme demenziali di irrisione del sacro e a ripubblicare più ampiamente quello che ha già scritto qualche settimana prima su il Manifesto. Per esempio: «Giovanna d'Arco? Credo sia stata un'amante di Berlusconi». Oppure, su «quei dieci tragici Comandamenti: "Non avrai altro Dio al di fuori di me": la più antica forma di stalinismo». Risparmio ai lettori i commenti agli altri nove. Questo, ovviamente, non è un invito a sfidare l'islam, ma soltanto la constatazione che per certo sinistro giornalismo la vigliaccheria è di casa: mai vista una battuta sull'islam. Sabato 8, però, il Fatto auspicava che anche in Italia si cominci a pensare, come in Francia, a un insegnamento scolastico obbligatorio della "morale laica". E poco importa se «il Santo Padre, il Sacro Collegio e le orde di Comunione e liberazione, con Formigoni in testa, brandiranno effigi della Madonna per organizzare processioni di protesta», perché già adesso contenuti ed effetti dell'insegnamento della "morale laica" sono presentati dal Fatto ogni settimana.ALLA ROVESCIASimon Laham, psicologo dell'Università di Melbourne – riferisce (sabato 8, la Repubblica), che della morale laica aveva già favorevolmente parlato – ha rielaborato la dottrina sui sette vizi capitali. «Ma quali peccati», diceva il titolo: «I vizi ci fanno stare meglio»: l'avarizia può «rendere felici», la lussuria «aumenta la creatività nelle arti», la superbia «fa superare i propri limiti», l'invidia «porta a migliorare se stessi», la gola «porta a essere più altruisti», l'ira «fortifica il carattere» e l'accidia «dà serenità e sonni tranquilli» e via così viziando. Melbourne (Australia) è nell'emisfero Sud: il mondo alla rovescia.L'ALDILÀ DI DIOIl teologo protestante che annunciò "la morte di Dio", Gabriel Vahanian, è morto a 85 anni a Strasburgo. Fu lui che aprì una specie di scuola teologica su questo tema, affrontato anche da Nietzsche, Bonhoeffer e altri, ma che provocò – scrive Armando Torno sul Corriere della sera – altri interrogativi: «Dov'è Dio?», «C'è un "aldilà" della morte di Dio?». «La ricerca è ancora in corso», risponde Torno. Inutile, Dio è già l'aldilà, senza bisogno che muoia.