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Prezzi sempre sull'ottovolante

Andrea Zaghi sabato 16 luglio 2011
I prezzi sui mercati agricoli crescono ancora, ma meno di prima. A registrare la tendenza è stato l'Ismea (l'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), che a giugno ha registrato una crescita generale dei prezzi ma una contrazione delle quotazioni di ortaggi e frutta rispettivamente del 21,9% e del 19,7% rispetto allo stesso periodo del 2010. Dati che, viene subito spiegato dagli analisti dell'Istituto, sarebbero da attribuire anche all'emergenza sui rischi di contagio da Escherichia coli, ma che fanno pensare circa la fragilità dei mercati alimentari e, quindi, alla aleatorietà commerciale con cui devono comunque fare i conti gli agricoltori.
Ismea aggiunge anche dell'altro. In giugno, infatti, l'indice dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli ha fatto registrare su base annua una crescita dell'11,8%, in forte decelerazione rispetto al più 20,6% tendenziale di maggio. Su base mensile giugno ha invece interrotto la dinamica negativa dei due mesi precedenti, con un rimbalzo dello 0,7% congiunturale. Se si guarda al dettaglio delle produzioni, poi, si comprende meglio la varietà delle situazioni. I prezzi dei cereali sono cresciuti a giugno 2,6%, ma non tutti: quelli di frumento tenero, orzo e risone sono diminuiti in percentuali che vanno dal 5 a quasi il 12%. Sempre nell'ambito delle coltivazioni, ortaggi e oli di oliva registrano una flessione mensile rispettivamente del 6,1% e del 2,1%, mentre la frutta rincara del 4,8% e i vini di un più modesto 0,3%. Stesse situazioni in ambito zootecnico: il bestiame bovino perde lo 0,7% mentre gli ovi-caprini salgono dello 0,8%, i suini dello 0,5. Su base annua emergono, nel frattempo, incrementi del 9,4% per le coltivazioni e del 15,1% per le produzioni zootecniche.
Insomma, ancora una volta i prezzi delle materie prime agricole corrono sull'ottovolante. E probabilmente anche per questo che le organizzazioni dei produttori e le imprese cooperative non abbassano la guardia sulle prospettive della Politica agricola comune che,da sempre, ha avuto nelle azioni sui mercati uno dei pilastri. Per la cooperazione – ma non solo – la ricetta per uscire dall'aleatorietà dei mercati è una sola: dare spazio alle organizzazioni dei produttori, anche nell'ambito della nuova Politica agricola europea. La posizione è stata ribadita con forza questa settimana, nel corso della riunione congiunta delle tre centrali cooperative italiane: Federagri.Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital. Per la cooperazione non ci sono dubbi: «La misura più importante che la futura Pac dovrebbe contenere, quale vero e proprio punto di partenza per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati» è la creazione di «reali incentivi per la crescita e la costituzione delle Organizzazioni di produttori (Op) per favorire un processo di aggregazione dell'offerta, necessario per affrontare il mercato globale».