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Preti vittime di stragi diverse E opposti estremismi

Gianni Gennari sabato 20 marzo 2021
Una riflessione dovuta…Sabato scorso qui ho ricordato don Giovanni Minzoni, assassinato dai fascisti per porre fine alla sua opera di risveglio delle coscienze e di promozione sociale tra gli ultimi della sua terra. Non si è piegato alla dittatura e perciò lo hanno ucciso…Un caro amico mi ha raggiunto con una riflessione: ci sono stati preti vittime di nazifascismo e ideologie reazionarie del secolo scorso, ma anche tanti preti uccisi da criminali partigiani, anarchici, marx-leninisti ammiratori dell'allora trionfante stalinismo e delle sue stragi, non solo di preti…Ha ragione. Per questo, pur non molto spesso, si è parlato del “Triangolo della morte” e già negli anni '50 nel suo “L'Emilia ammazza i preti” Lorenzo Bedeschi ricordava 52 preti uccisi dopo la fine della guerra tra Rimini, Piacenza, Modigliana a Guastalla. Quanto a noi, nel corso degli anni il collega Roberto Beretta, sia qui su “Avvenire” che nella sua “Storia dei preti uccisi dai partigiani” indica il fattore comune proprio come “strage di preti”: nomi e cognomi, date di rapimento e di morte violenta… E la ricerca moltiplica il numero dei “52”. Se poi si guardasse al mondo e non solo in casa nostra le stragi dei preti diverrebbero un numero gigantesco: agli estremi opposti l'affogamento nel Don di migliaia di Pope ortodossi nella rivoluzione leninista, e la strage - tutta nostra!- del clero copto del Nordafrica da parte dell'esercito italiano, di cui si è parlato anche in questi giorni. Torno al “Triangolo della morte” nell'immediato dopoguerra italiano: dalla vicenda di Rolando Rivi, un seminarista di 14 anni, ucciso perché non volle sputare sulla sua prima veste talare e nel 2013 beatificato dalla Chiesa a quelle di tanti altri, a decine. Qualche nome di vittime unicamente del loro essere preti: Domenico Gianni (24/4/45), Enrico Donati (13/5/45), e ancora Giuseppe Preci, Giuseppe Tarozzi, Giovanni Guicciardi e tanti…Molti di più che quei 55 indicati a prima lettura…E i delitti sono tutti e solo tra aprile e maggio 1945! Ricordo che qui su “Avvenire” qualche anno or sono ho scritto di un parroco in Toscana che il giorno dell'attentato a Togliatti fu aggredito da una folla che lo percosse a morte…Eccessi? Ma frutto di un'ideologizzazione estrema. La realtà dei fatti è sempre carica di insegnamenti a confronto con i nostri pregiudizi o anche semplicemente con le nostre inclinazioni personali. Un prete è un prete, ma questo non basta per essere proposto ad esempio: occorrerà vedere come si realizza, nella concretezza dei fatti, questo suo status non solo sociale, ma sacramentale e fatto di grazia. Che dire? Che il richiamo dell'amico è stato il benvenuto, credo non solo per me. Però questo appuntamento settimanale ha bisogno di qualcosa di più di una data di morte per un “Confratello d'Italia”. Essere preti e niente altro può bastare a chi cerca vendetta ideologicamente impazzita, ma è difficile scrivendo dedicare attenzione a una vita della quale si conosce soltanto la data della morte, per quanto atroce. Con l'occasione, e lo spazio consentito, segnalo a chi eventualmente fosse stato distratto nella lettura di “Avvenire” - qui 16/3, p. 17 - la riflessione del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, per la quale - ecco il titolo - “Dietro ogni vocazione c'è un prete”. Credo che sia così. Anche nell'essere preti vale il detto di Agostino: «Se questo e quello così: perché non anche io?». Certo: vale anche per altro: padri e madri ad imitazione di padri e madri, per esempio, e insegnanti, e artisti, e tante altre realtà.
Sabato prossimo un altro "confratello".