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Pregare per chi ci sa curare e dargli sostegno tra i poveri

Guido Mocellin mercoledì 13 aprile 2022
Nella sola versione in italiano ha già ottenuto sui social, in una settimana, 4mila visualizzazioni. È la videointenzione lanciata dalla Rete mondiale di preghiera del Papa per il mese di aprile, ed è dedicata al personale sanitario ( bit.ly/3jxLMFY ): perché il suo impegno «nell'assistenza alle persone malate e agli anziani, soprattutto nei Paesi più poveri, sia sostenuto dai governi e dalle comunità locali». Presente nell'intenzione vera e propria e in un passaggio del breve discorso con il quale Francesco la introduce, il riferimento ai problemi sanitari dei Paesi più poveri e alla questione di giustizia sociale che essi rappresentano è assai insistito nelle immagini: sono pochi i fotogrammi che ritraggono le strutture sanitarie come siamo abituati a vederle nei nostri Paesi, nei nostri telegiornali e nelle nostre fiction, e sono molti di più i fotogrammi che sottolineano quanto sia difficile, nei Paesi più vulnerabili, «accedere alle cure necessarie per affrontare tante malattie che continuano ad affliggerli». Mi è venuto naturale associare queste immagini e queste parole al "San Giuseppe", un ospedale delle Comboniane che si trova a Doba (Ciad) di cui ogni tanto ricevo notizie dirette tramite suor Elisabetta Raule, direttore sanitario. Sul sito della "Fondazione delle Comboniane nel mondo onlus" ( bit.ly/3jtwiTd ) si spiega che l'ospedale, pur prestando «un servizio considerevole» a fronte dei costi reali e dei prezzi «simbolici» richiesti ai malati, non accede a «nessuna sovvenzione dallo Stato», mentre «nelle strutture pubbliche non si trovano neanche le siringhe, le garze per una medicazione», né si può fare «un'emoglobina o una trasfusione di sangue». Tra le «persone più vulnerabili» rientrano le donne incinte; per questo il "San Giuseppe" ne fa le beneficiarie (con i rispettivi neonati) di un progetto, «Aiutiamo la vita a nascere».